La propaganda russa fa male a tutti, anche alla Russia

Così il regime antidemocratico di Putin inganna i suoi cittadini per giustificare la guerra “contro la minaccia occidentale”

Credo di conoscere abbastanza bene la Russia, nonostante la sua immensità. Ci ho vissuto e lavorato per molti anni, viaggiando in lungo e il largo, da Mosca alla Siberia, dal leggendario lago Bajkal alla Repubblica autonoma di Tuva, dalle montagne dell’Altai al circolo polare artico nei pressi di Igarka. Ho conosciuto tanta straordinaria natura, ma anche tanta gente e popoli differenti che vivono in questa infinità di terre. Ho sperimentato la rinomata accoglienza siberiana e, allo stesso tempo, la sua inimmaginabile contaminazione ambientale; la meraviglia di architettura, pittura, letteratura e musica slava e, allo stesso tempo, la grigezza delle città e dei luoghi lontani dagli occhi dei turisti e, quindi, abbandonati a se stessi; l’avanzamento tecnologico, astronomico e informatico e, allo stesso tempo, l’assenza delle più basilari nozioni di educazione igienica e ambientale; la bellezza dei bambini felici sugli scivoli di ghiaccio nonostante i -20°C e, allo stesso tempo, il ribrezzo nel vedere scolari di 7 anni marciare vestiti in mimetica per prepararsi “a diventare grandi”; la varietà della cucina centroasiatica e, allo stesso tempo, l’assenza di una benché minima idea di agricoltura biologica; l’onestà del perfetto sconosciuto che ti restituisce il resto dopo avergli passato una banconota per il biglietto in fila sul bus e, allo stesso tempo, la corruzione dilagante in quasi ogni istituzione pubblica; lo spettacolo di lastre di ghiaccio che si muovono scoppiettando su fiumi immensi in tramonti infiniti e, allo stesso tempo, i sentieri e le stradine lastricate di frammenti d’amianto “perché in Russia il governo dice che non faccia male”; il riscaldamento, a volte persino eccessivo, delle case e dei negozi con fuori il gelo e, allo stesso tempo, l’inquinamento di centrali a carbone e rifiuti nucleare che producono quel tepore.

Ho conosciuto, dunque, l’ambivalenza di un paese straordinario e retrogrado allo stesso tempo, con i pensieri rivolti al futuro, ma quasi fossilizzato nel passato. Ansioso di mostrare al mondo la sua modernità, ma in ritardo di almeno 30-40 anni rispetto ai progressi dell’Occidente. Di quell’Occidente che è sempre stato prima un miraggio, poi un nemico e, adesso, una scusa per alimentare la retorica e la propaganda.

Quello che sta accadendo in questi giorni, infatti, non può e non deve avere giustificazioni. Nemmeno da parte di sognatori comunisti, di romantici sovietici, di “intellettuali” filorussi che alimentano uno sterile dibattito anche in Italia (non meno vergognoso della figuraccia di Salvini in Polonia), scrivendo e parlando a vanvera, riflettendo i comunicati censurati e manipolati di Mosca, senza minimamente conoscere i luoghi e le genti di cui parlano. Senza porsi alcun dubbio (alla stregua dell’atteggiamento di cui incolpano i “succubi dell’America antisovietici”). E non può essere giustificato soprattutto per la semplice ragione che quando si inizia una guerra e si feriscono e uccidono, non solo fisicamente, uomini, ma soprattutto donne, anziani e bambini, qualunque sia il motivo dell’attacco, è da ritenersi un crimine contro l’umanità! Sia chiaro ai sostenitori del “l’hanno fatto per colpa della NATO”, “sono stati costretti perché gli americani, i tedeschi, ma forse anche i francesi…”, “sono stati gli ucraini a mostrarsi minacciosi prima…”, etc. Queste motivazioni non sono neanche minimamente accettabili dinanzi alla sofferenza, alla distruzione e alla ferocia che è sotto gli occhi di tutti, o quasi.

Una statua della “Grande Madre Russia che riceve le armi
Foto di Roberto Cazzolla Gatti©

E sì perché, per giustificare tanta brutalità e fomentare la propaganda nascondendo l’orrore ai propri elettori, Putin e i suoi hanno prima chiuso tutti i media non collegati al governo e cacciato quelli stranieri, poi arrestato tutti i cittadini russi che protestavano e inserito le associazioni non governative in una lista nera, infine minacciato di carcere chiunque pronunciasse anche solo lontanamente e con sinonimi la parola “guerra”.

Nonostante questo, coraggiosissimi ragazzi russi, ma anche qualche anziano e bambino, in grado di leggere oltre le righe ed essere critici per vedere oltre la retorica nazionalpopolare, si sono esposti nelle piazze e sono stati disposti a essere picchiati violentemente e condotti in carcere pur di mostrare che questa non è una guerra voluta dai russi, ma dal suo governo e da chi lo sostiene (e neanche tutti). Però da conoscitore del paese, ma di cultura europea, mi sono chiesto se quelle migliaia di persone arrestate e le decine di migliaia che in una forma o nell’altra hanno protestato in altre forme potessero rappresentare la maggioranza del pensiero della popolazione russa. Certamente no, d’altronde è evidente che ben più della metà del popolo continui a sostenere il governo militaresco, autocratico e oligarchico di Putin. E quindi chi ha ragione? Perché si è venuto a creare questo divario generazionale per cui la maggior parte degli under 40 è contro la guerra ed è disposto a farsi arrestare per ribadirlo e la maggior parte degli over 40 sostiene Putin e la sua retorica al punto da non dubitare mai di lui e di quello che afferma?

Beh, certamente questo rispecchia la dicotomia che ho imparato a comprendere in Russia tra le due facce della stessa medaglia, che ti sorprendono e deludono al tempo stesso. D’altronde, si può capire facilmente come i ragazzi, più avvezzi a informarsi attraverso internet, i canali non governativi e le fonti meno nazionaliste, abbiano accesso a versioni differenti, pluraliste e democratiche. L’altra fetta della popolazione più adulta (che ancora costituisce la maggioranza dei votanti, il primo dei motivi per cui Putin continua a vincere le elezioni facilmente, il secondo è che in un modo o nell’altro elimina i suoi avversari, il terzo è che le procedure di voto non sono mai così trasparenti come si può immaginare…) ha come fonte primaria d’informazione le tv e i giornali filogovernativi che alimentano la propaganda insieme a canali social nazionalisti come VK, omologo russo di Facebook, che diffondono solo le notizie che il governo cerca di insinuare nella mente dei propri cittadini così da giustificare le sue barbariche azioni.

Fiori in memoria dell’oppositore Boris Nemtsov ucciso sul ponte della Moscova di fronte al Cremlino
Foto di Roberto Cazzolla Gatti©

Per questo motivo, ho deciso di tradurre e pubblicare uno dei messaggi più diffusi che circolano in rete in questi giorni in Russia, che vorrebbero spiegare chiaramente alla popolazione il perché tutto questo stia avvenendo. Non fraintendetemi: ho, da sempre, un modo di pensare e di vivere di sinistra, adoro la cultura russa, la sento ormai mia, anche per ragioni affettive. Ho un poster di Lenin attaccato sulla partete del mio studio che mi guarda e recita “Lenin vive, viveva e vivrà” e la sagoma del rivoluzionario bolscevico che indica verso un futuro, purtroppo, mai arrivato. E per quanto sia fermamente contrario (e l’abbia ribadito più volte) alle strategie NATO e alla necessità stessa che un’organizzazione militare del genere esista (sebbene Putin stia facendo di tutto per far ricredere anche i più pacifisti) e sia convinto che un maggior dialogo verso est da parte del mondo occidentale non possa che giovare a tutti, mi sembra evidente che le tesi sostenute da questi messaggi propagandistici siano del tutto ingannevoli, raggiranti e mistificatrici al sol fine di mostrare quanto è bello e quanto è buono il Vladimir Vladimirovich nazionale agli occhi della sua gente e quanto abbia  fatto d’importante per garantire la pace (la pace con la guerra? Ma non è la stessa retorica usata degli americani questa?) ed evitare la “Terza Guerra Mondiale” per mano di “un attacco nucleare della NATO voluto da USA ed Europa” proprio poche ore prima che la Russia invadesse l’Ucraina. Guarda un po’ che prontezza, che efficacia, che salvataggio in extremis da parte del futuro premio Nobel per la guerra.

Ovviamente, il mio intento nel diffondere questo messaggio non è quello di promuovere una propaganda altamente fuorviante e pericolosa, ma quello di far capire al lettore “occidentale” il perché è praticamente impossibile (o quasi) per un cittadino russo di mezza età comprendere la realtà dei fatti, accedere all’informazione libera, ragionare sulle vere ragioni delle atrocità del proprio governo. Senza interpellare gli americani (perché se è vero che la propaganda USA non arriva ai livelli russi, appare ridicolo farsi belli giudicando gli altri quando nessuno dimentica ciò che la “libertà a stelle e strisce” ha fatto oltreoceano con “la liberazione dai comunisti” in Vietnam, “l’esportazione della democrazia” in Afghanistan, “l’eliminazione di inesistenti armi di distruzione di massa” in Iraq, etc.), forse quando ogni europeo avrà letto ciò che ogni giorno leggono i cittadini russi che non hanno altro mezzo per (o poca abitudine di) analizzare criticamente le notizie, potrà rendersi conto del perché quei quasi 10mila cittadini arrestati per aver semplicemente detto “no alla guerra” sarebbero potuti essere la maggioranza della popolazione e del perché, sino a quando i giovani non saranno la maggioranza dei votanti in Russia, Putin e gli altri criminali come lui continueranno ad avere l’illusorio sostegno dei propri concittadini. E si continuerà a parlare erroneamente di responsabilità dei popoli invece che dei governi (“colpa dei russi” invece che “responsabilità del governo russo”) e saranno discriminati, altrettanto colpevolmente, le persone per la loro semplice e incolpevole nazionalità invece che i governanti per il loro colpevole nazionalismo (si escludono gli atleti russi dalla paraolimpiadi, si licenziano lavoratori in Europa per il sol fatto di esser nati nella nazione di Putin, ma si continua a dialogare col presidente russo perché altrimenti ci taglia il gas).

Il messaggio, che ritengo la più grande offesa a tutti i cittadini ucraini e anche ai soldati russi ingaggiati e ingannati per andare a combattere i propri cugini, che sono stati uccisi, feriti o anche solo fuggiti a causa di questa guerra, è il seguente (lascio al lettore ogni riflessione e indignazione):

⭐QUESTA È LA VERITÀ⭐ [così inizia il messaggio che circola in russo sui social e tra i media russi, il grassetto sulle frasi più assurde che seguono è mio]

“Da dicembre, la Russia riceve informazioni sui piani della NATO per schierare 4 brigate militari (2 terrestri, 1 marittima, 1 aerea) sul territorio dell’Ucraina. Così come, una brigata aerea con la capacità di trasportare testate nucleari. La NATO ha voluto concordare questo dispiegamento di truppe nell’estate del 2022 in una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Quindi, molto probabilmente entro la fine dell’anno, avrebbero provocato un conflitto e lanciato contro di noi operazioni militari su vasta scala con l’uso di armi nucleari. Loro. La NATO prevedeva di scatenare la terza guerra mondiale con l’uso di armi nucleari contro la Russia. Il ruolo chiave in questo è stato assegnato all’attuale élite dirigente controllata dagli americani in Ucraina e ai nazionalisti.

Al fine di prevenire la terza guerra mondiale e un attacco alla Russia con armi nucleari, il governo ha deciso di fermare questa situazione e ristabilire l’ordine lì.

L’Occidente invia informazioni attraverso i social network e altri mezzi dicendo che la Russia ha attaccato. Sono offesi dal fatto che i loro piani siano stati distrutti e ora la Russia non può essere distrutta dalle armi nucleari che sono in Ucraina e a spese dell’Ucraina. A proposito, cosa ha detto Putin: il tempo di volo per le testate da Kharkov a Mosca è di 3 minuti, non ci sarebbe il tempo per un contrattacco. Dagli USA, invece, ci vorrebbero 30 minuti, e la Russia avrebbe il tempo di contrattaccare.

Solo oggi è diventato possibile pubblicare informazioni dell’intelligence: i dati sulla preparazione di una provocazione seguita da uno sciopero infido con la distruzione della popolazione sul territorio della LPR e della DPR. [le Repubbliche Popolari di Donetsk e Luhansk, ndr]

Putin era in anticipo rispetto all’Ucraina e alla NATO e ha effettivamente salvato centinaia di migliaia di vite nelle repubbliche.

Un giorno prima dell’inizio della guerra, furono prese decisioni cruciali per sterminare la popolazione di lingua russa nel Donbass.

L’esercito ucraino (AFU), sotto la guida dei battaglioni nazionali, si stava preparando a iniziare un’operazione militare nel Donbass il 25.02.22.

Vladimir Putin era letteralmente un giorno in anticipo rispetto ai piani di Kiev e dell’Occidente, e questo ha permesso di prendere l’iniziativa strategica.

Circa una settimana prima dell’inizio dell’operazione speciale russa, Eduard Basurin riferì di una mappa dell’attacco al Donbass che fu intercettata dalle forze armate ucraine.

Era chiaramente stabilito lì quando sarebbero stati sferrati attacchi di artiglieria a lungo raggio, tramite l’MLRS, con l’aviazione e con attacchi del gruppo tattico operativo (OTG), rispettivamente “Nord”, “Sud” ed “Est”.

OTG “Vostok” avrebbe dovuto agire sulla distruzione di Donetsk e Lugansk.

Sono stati concessi tre giorni per raggiungere il confine e l’OTG “YUG” avrebbe agito insieme all'”Aidarovtsy”, che, secondo il piano, avrebbe dovuto svolgere il ruolo di divisione.

Nel nord, dov’è Luhansk, le forze armate ucraine avrebbero dovuto operare sotto la copertura del “settore destro”, avrebbero dovuto incontrarsi nella regione di Komsomolsk a sud di Donetsk e tagliare l’LDNR dal confine con la Russia.

Entro due giorni si prevedeva di iniziare una “pulizia completa”.

Inoltre, Donetsk, Lugansk e molte altre città non sarebbero state catturare in questa fase, ma semplicemente circondate e bloccate, poiché era previsto un blocco completo degli insediamenti, prima di una “pulizia completa”.

C’è la convinzione che questo piano sia stato sviluppato insieme ai curatori della NATO, perché. gli americani in precedenza avevano trasferito circa 5mila dei loro soldati in Polonia, più c’era anche l’esercito polacco – secondo il piano, avrebbero dovuto bloccare il nostro gruppo di Kaliningrad, in modo che in tal caso non potesse avanzare nel territorio attaccato del sud-est Ucraina.

Il secondo raggruppamento è costituito da un migliaio di soldati della brigata Stryker (veicoli corazzati) in Romania. Questo gruppo ha bloccato la Transnistria in modo che le forze di pace di stanza lì non sarebbero state in grado di avanzare attraverso il sud fino a Odessa.

Era tutto un insieme di azioni che avrebbero avuto inizio nella notte tra il 24 e il 25 febbraio.

In effetti, le azioni delle forze armate ucraine erano solo un giorno in anticipo.

Perché sono così isterici? Perché tutto era pronto per impadronirsi del territorio, e poi improvvisamente, un giorno prima, le unità della LPR e della DPR hanno iniziato ad operare attivamente con il supporto delle forze armate RF.

Prima di tutto, gli aeroporti e le piste sono stati attaccati in modo che fosse impossibile far atterrare aerei da trasporto con armi provenienti dagli Stati Uniti e da altri paesi, i posti di comando, i sistemi di difesa aerea, le stazioni radar, le divisioni missilistiche antiaeree, ecc. Sono stati disabilitati.

Diffondete il più possibile questo messaggio”.

E così si chiude la propaganda del governo russo e dei suoi seguaci, che fa male a tutti, agli ucraini, ai russi e al mondo intero.

Ma, allora, perché proprio ora che ci sarebbe anche la “giustificazione” dell’invasione bellica in Ucraina, la Nato, l’America, l’Europa (il nemico occidentale insomma) non attaccano la Russia come avrebbero già dovuto fare poco prima che “il 24 marzo Putin salvasse il mondo dalla Terza Guerra Mondiale”, secondo la propaganda russa? La risposta alla guerra è solo la pace. Di tutte queste chiacchiere, dall’Occidente all’Oriente, ne abbiamo le scatole piene e gli occhi devastati dal dolore.

Basta verità o menzogne se, comunque, giustificano la morte e la paura di innocenti. L’unico messaggio che ogni essere umano dovrebbe diffondere è la canzone di John Lennon che rappresenta la sola realtà che vorremmo: “Immagina tutte le persone vivere la vita in pace”.

Roberto Cazzolla Gatti

Professore associato, Università di Bologna