Scoperte due perforazioni che convogliano acque meteoriche direttamente in falda. Salute a rischio
Pronto, parlo con lAcquedotto Pugliese? Si mi dica vorrei sapere se è di vostra competenza lo smaltimento delle acque meteoriche – no, a noi compete solo il trattamento delle acque di potabilizzazione, è il Comune che ha in gestione la fogna bianca quindi lei non sa come mai viene immessa dellacqua di lavaggio delle strade direttamente in falda? no, di sicuro non è un intervento previsto per legge e dubito sia stato il Comune ad autorizzarlo.
Così lUfficio Tecnico, interpellato, risponde per voce del geometra Gemmato, che molto gentilmente ci dice: Siamo al corrente dei pozzetti di scarico realizzati nei pressi del Palestrone Comunale ed in via Martiri di Cefalonia, ma il tutto è stato effettuato a norma di legge ed autorizzato dalla Provincia di Bari ma a quale legge si riferisce? E una legge regionale sul trattamento delle acque meteoriche che in questo momento non ho sottomano. Forse il riferimento è al Decreto del Commissario delegato per lEmergenza Ambientale del 21 novembre 2003, n. 282 in merito al trattamento delle Acque meteoriche di prima pioggia e di lavaggio di aree esterne di cui all’art. 39 D.L.gs. 152/1999 come modificato ed integrato dal D.Lgs. n. 298/2000.
Tale provvedimento regolamenta lintrecciata materia dello scarico delle acque piovane provenienti da strade, tettoie, etc. ed in particolare legifera riguardo alle acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne. Allarticolo 5 del Decreto si legge: Il titolare dello scarico di acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne che dilavano dalle pertinenze di stabilimenti industriali, nonché da strade e piazzali destinati alla movimentazione e deposito di mezzi e di materiali [ ], dopo trattamento depurativo in loco, è tenuto a richiedere all’Autorità competente apposita autorizzazione al fine dell’attivazione dello scarico. Quindi è necessaria, oltre allautorizzazione rilasciata dalla Provincia, anche un trattamento depurativo in loco, prima di smaltire le acque piovane. Ma su questo il geom. Gemmato ci rassicura: Lautorizzazione della Provincia cè ed al pozzetto del Palestrone sono stati associati tre pozzetti di scolo per la depurazione. Ma probabilmente il Decreto Regionale per depurazione non intende i processi fisici che hanno luogo durante il percolamento nel sottosuolo, bensì tutti quei trattamenti che provvedono ad abbattere il carico organico, il carico trofico e gli inquinanti (metalli pesanti, IPA, etc.) provenienti dal manto stradale che altrimenti contaminerebbero lacqua della falda, che in molti a Gioia utilizzano per irrigare i campi per mezzo di pozzi artesiani o anche, per diretto consumo umano. Ma, il problema non sta neanche tanto nel tipo di depurazione effettuata, quanto nel fatto che la normativa nazionale vieta lo scarico in falda (D.L.vo 11 maggio 1999, n. 152, art. 30 e 39, comma 1 e 4, rispettivamente: È vietato lo scarico o limmissione diretta di acque meteoriche nelle acque sotterranee) ed autorizza, invece, il solo scarico delle acque di lavaggio stradale in corpi idrici superficiali o in strati superficiali del sottosuolo, che quindi falda non sono. Pertanto il D.R. al quale fa probabilmente riferimento il geometra Gemmato, non è da intendersi per gli scarichi delle acque meteoriche in falda. Inoltre, cè da aggiungere che, mentre per il pozzetto del Palestrone comunale vi è una parvenza di trattamento depurativo fisico, lo scarico profondo parecchie decine di metri in via M. di Cefalonia (che il WWF locale ha già segnalato alla Magistratura) sembrerebbe essere di tipo diretto senza alcun pretrattamento delle acque. Proprio in quella zona cè un pozzo artesiano che certamente viene utilizzato per irrigare il grande orto adiacente, quindi tutti i contaminanti dilavati dalla superficie stradale, insieme alle numerose cicche, carte, pezzi di plastica che arrivano allinterno del pozzetto, finiscono sulle verdure consumate tutti i giorni. E quelli che sfuggono, finiscono nella falda profonda andando a contaminare il collettore idrico (fiume o mare) verso il quale affluisce. Proprio per evitare pericoli di contaminazione, sempre il D.L. 152/99 art. 21 comma 5 individua una zona di rispetto, costituita dalla porzione di territorio [ ] da sottoporre a vincoli e destinazioni duso tali da tutelare qualitativamente e quantitativamente la risorsa idrica e cita: In particolare nella zona di rispetto sono vietati linsediamento dei seguenti centri di pericolo e lo svolgimento delle seguenti attività: [lettera d)] dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche proveniente da piazzali e strade. Quindi, stando a questi decreti, il Comune realizzerebbe uno scarico illegale che metterebbe a rischio la salute di tutti i cittadini che, in quanto esseri viventi, dellacqua non possono proprio farne a meno. E se anche la giustificazione di un tale intervento fosse quella di limitare i continui allagamenti che coinvolgono le numerose strade gioiesi durante le piogge, si potrebbe adottare il modello di Chicago, che utilizza un asfalto permeabile che permette il passaggio dellacqua attraverso il terreno e ne consente la biodepurazione sino allarrivo in falda.
Magari i costi iniziali sarebbero compensati da una notevole diminuzione dei disagi alla circolazione durante le piogge, da un minor allagamento delle cantine e dei seminterrati e da un ridotto tasso di contaminazione di frutta, ortaggi e prodotti caseari per produrre i quali si utilizza acqua contaminata che il Comune immette nella falda a volontà. Per una volta non si badi ai costi economici ma alla salute della gente e alla tutela dellambiente. Avviso per la prossima amministrazione.
Pubblicato su Il Levante del 05/12/2007