Topolino e lo sfruttamento cinese

Un gruppo di ricercatori universitari di Hong Kong scopre gli abusi nelle fabbriche cinesi della Disney

Ancora uno scandalo che coinvolge una multinazionale. Questa volta ad essere sotto accusa è il brand del divertimento per bambini. I suoi cartoni animati ne hanno fatto la storia, ma dalla morte del vecchio Walt, la Disney ha iniziato il suo periodo di discesa, conclusosi con la scoperta da parte di alcuni ricercatori universitari di Hong Kong degli abusi perpetrati dai fornitori dell’azienda d’animazione nelle fabbriche cinesi. Violenza, violazione dei diritti umani e dei lavoratori sono i reati imputati alle aziende che per Disney producono giocattoli e libri per bambini. La “Nord Race”, la “Lam Sun” e l’azienda tipografica che produce anche i giocattoli Mattel “Hung Hing” sono sotto inchiesta. Gli operai delle fabbriche ricevevano un pagamento di circa 600– 700 yuan (circa 60-70 euro) al mese ed in più erano costretti a pagare un alloggio non meno di 100-185 yuan. Una giornata media lavorativa prevedeva 13 ore con straordinari obbligatori non pagati. Aumentando l’attività produttiva le aziende costringevano i lavoratori a fermarsi in fabbrica oltre l’orario stabilito per poter completare la produzione. Agli operai non era consentito di entrare a far parte di sindacati di categoria ed a chi ha protestato è stato riservato un trattamento di cortesia: picchiati dalle guardie e licenziati. L’assistenza sanitaria non c’è, nonostante i frequenti e numerosi incidenti. Alcuni operai sono morti schiacciati dai macchinari, altri feriti gravemente o mutilati alle mani ed alle braccia. Una condizione di lavoro insostenibile, anche per gli instancabili cinesi. Ecco che affiorano i motivi per cui molte multinazionali americane ed europee investono nel promettente mercato orientale e ne traggono notevoli guadagni. Non c’è da stupirsene. I controlli, soprattutto in Cina, sono quanto mai scarsi e la sicurezza esercitata dalle forze dell’ordine va a discapito proprio degli indifesi.

Un duro colpo quest’indagine, per la Disney, che ha già fatto il giro del mondo proprio mentre l’agenzia d’animazione presentava il suo nuovissimo parco divertimenti dell’Oriente. Pochi mesi fa, inoltre, alcune ricerche commissionate da Greenpeace, avevano denunciato che i giocattoli ed i pigiami per bambini della multinazionale americana contengono un alto tasso di ftalati ed altre sostanze tossiche che i bambini spesso ingeriscono tenendo in bocca tali prodotti.

Insomma, care mamme, guardatevi bene dal finanziare un’azienda che viola i diritti umani ed intossica i vostri figli. E’ davvero un peccato che i creatori di capolavori come Bambi, Dumbo ed il Re leone si siano macchiati le mani con sporchi abusi ed ora rischiano di vedere annullati tutti gli sforzi creativi. E’ difficile riappropriarsi della stima delle persone dopo simili scandali e non basta un cartone animato tiralacrime.

Pubblicato su Controcorrente di Settembre/Ottobre 2005