Rischio amianto

La denuncia di un dipendente dell’A.M.I.U.
Un operatore ecologico, con mansioni di netturbino e qualifica di operaio, C.M. di 54 anni, ha esposto denuncia contro l’A.M.I.U., di cui è dipendente, richiedendo il pensionamento anticipato ai sensi della legge 271/93. Il dipendente della ditta ha chiesto un risarcimento dei danni fisici, dovuti alla continua esposizione all’amianto, affermando che per oltre un decennio ha trasportato e smaltito il materiale tossico. Inoltre, gli stessi capannoni AMIU possedevano strutture in amianto tali da rendere l’ambiente di lavoro saturo di polveri. C.M. ha anche aggiunto: “La ditta non fornisce ai propri operai strumenti adeguati per la frammentazione delle lastre di amianto. Spesso il materiale mi si frantumava tra le mani e gli urti, durante le operazioni di trasporto, aumentavano la presenza di polveri nell’aria, percepibili ad occhio nudo”. Il legale dell’uomo, l’avvocato Vincenzo Milano, oltre a fare presente che solo di recente il direttore dell’AMIU, ha previsto lavori di bonifica nell’agro gioiese, ha precisato che chiederà la nomina del C.T.U. per verificare la presenza di amianto nel materiale edilizio e nei capannoni dell’Azienda e il tasso di amianto disperso nell’aria. Tra le costruzioni “incriminate” a causa della presenza di amianto, ricordiamo uno stabile in abbandono sulla via per Acquaviva e l’edificio della scuola S. Filippo Neri. Sarebbe auspicabile, pertanto, un controllo anche di queste strutture. Troppo spesso la salute dei lavoratori passa in secondo piano. E’ proprio il caso di dire che, a volte, invece di sopravvivere lavorando, si lavora sopravvivendo.

Pubblicato su La Piazza di Marzo/Aprile 2003