Sembra non essersi conclusa, nonostante le numerose proteste e segnalazioni, la campagna “distruggi e rinnova” messa in atto dall’Amministrazione comunale gioiese. Dopo il campetto di S.Lucia, il ciliegieto sulla via per Acquaviva e gli alberi di Padre Semeria, tocca a Piazza Don Luigi Sturzo accaparrarsi di diritto un posto nella lista nera degli scempi ambientali. Così, vittime inconsce dell’ennesimo sfacelo di questa politica ambientalista sono ancora quindici pini comuni, tagliati brutalmente all’altezza delle radici per essere poi ridotti a legna da camino. L’intervento per alcune piante era, evidentemente, necessario, come ci conferma il sig. Filippo: “Abito in questa zona e siamo stati proprio noi residenti a richiedere un simile intervento. Siamo stati convocati dal sindaco quasi un anno fa per votare”; il sig. Pietro: “Gli alberi erano pericolanti e molte volte, i rami appesantiti dalle nevicate o sollecitati dal vento, cadevano al suolo risultando notevolmente pericolosi per bambini e automobili. Un pino è persino caduto sul cancello di recinzione”; la signora Mariella indicandoci il punto dov’è stato ritrovato il ramo ci dice: “Nella zona della piazzetta è caduto un grosso ramo dopo l’ultima nevicata e avrebbe potuto colpire i bambini che giocavano in strada”. Incontestabili, quindi, i pericoli che i residenti correvano passeggiando in Piazza Sturzo ma, come ci conferma la signora Carmela: “Ci avevano fatto capire che avrebbero tagliato solo quegli alberi pericolanti ed il resto l’avrebbero lasciato intatto. Ieri (15 aprile) mi veniva quasi da piangere non trovando più, uscendo di casa, quel bellissimo pino che superava in altezza i palazzi e che ci faceva ombra e ci donava un po’ d’ossigeno. Ci hanno tolto tutto con la promessa che avrebbero risistemato la cosa ma, ora, ci dicono che non ci sono abbastanza soldi e che degli 85 milioni di £ disponibili, 43 servono solo per aggiustare i danni ai marciapiedi ed alle panchine in pietra causati dai camion e dalle motoseghe”. E’ logico ritenere l’azione svolta del tutto incompetente e priva di una pianificazione premeditata.
D’altronde, i pini non sono mai stati acerrimi nemici degli uomini e se cadono un motivo ci sarà: “Il progetto è stato sbagliato sin dall’inizio – prosegue Pietro – gli alberi sono stati piantati troppo vicini e così sono diventati pericolosi. Poi, i tecnici comunali venivano a potarli, perché privi di mezzi adeguati, solo nella parte inferiore, lasciando notevolmente appesantite le chiome, cosicché al primo colpo di vento i pini, troppo alti per sostenere il peso in cima, vacillavano pericolosamente e a volte cadevano”. Assenza di tecnologie, incompetenza botanica, lassismo incontrollato hanno permesso ancora una volta alla città di perdere parte del suo patrimonio verde, in cambio di un artefatto giardino di piante a basso fusto. Sconsiglio, in caso di carenza d’ossigeno, di far visita al Sindaco presso il Municipio, poiché anche lì si è pensato bene di eliminare il cedro del giardino d’inverno. Disgustato dall’ennesimo disastro compiuto, ribadisco la mia promessa di segnalare qualunque azione distruttiva nei confronti dell’ambiente, affinché l’omertà non alimenti l’anarchia… un dubbio: “Ma tutta questa legna, Povia, l’utilizza per testare gli inceneritori?”.
Pubblicato su La Piazza di Maggio/Giugno 2003