Che strano mondo…

E’ di qualche mese fa l’indiscrezione sulla cifra netta guadagnata annualmente dal plurivincitore della F1, Michael Schumacher: circa tre miliardi delle vecchie lire, più sponsor e diritti d’immagine. Una cifra esorbitante, degna di venerazione e al tempo stesso meditazione. Oggi, che il linguaggio ha ceduto il passo allo spot ed il rispetto al marketing; oggi che il significato di fare del bene è “comportarsi in modo che non si arrechi danno a nessuno”, spazzando via secoli di storia e di uomini illustri, sacrificatisi in silenzio per aggiungere un gradino lungo la scala non della fama, né della gloria ma della carità; oggi, i soldi di un pilota ci attraversano la retina per pochi istanti prima di perdersi nell’assoluto oblio, affannati dal frenetismo quotidiano, non ci rendiamo conto che è arrivato il momento di congelare di colpo il tempo e riflettere.
Che la maggior parte del mondo ha scelto di esistere piuttosto che vivere, è cosa risaputa. Conduciamo un’esistenza mediocre, fondata sulla sopravvivenza e trascinando gli anni alla scritta “fine”, quando di noi saranno rimasti solo polvere e un mucchio d’ossa mentre il resto fa schifo più di prima. Alcuni decidono di avanzare, sfruttando quel dono che è concesso solo all’umana stirpe, nel progresso tecnologico, cercando ancora una volta di trarne il maggior profitto. Quando poi, un effimero eroe da fumetto che indossa una divisa a strisce colorate ha deciso che il miglior modo di vivere è guadagnare tirando calci ad un pallone, niente da ridire d’accordo ma, proclamarlo eroe elevato alla santificazione consegnandogli senza il minimo sforzo una somma pari al PIL del Congo, è sconfortante cinismo!
Esistono uomini curvi dalla fatica, su vetrini e microscopi, imbrattati di fanghiglia di radura a raccogliere resti di uomo sparpagliati dalle mine, malati a loro volta delle stesse malattie a cui cercano di porre rimedio. Uomini che preferiscono i pasti saltuari di una mensa di Bali, allo sfarzoso studio di uno specialista, a piedi nudi lungo le vie del terrore, vittime di quella guerra che stanno cercando di fermare, affranti nel ritrovarsi il corpo esanime di quell’esserino su cui avevano riversato ogni speranza. Uomini infreddoliti per essersi legati da ore agli alberi di una foresta troppo bella per scegliere di sedere ad una scrivania, bagnati e stanchi per aver navigato nell’oceano ghiacciato a bordo di gommoni perché su quell’ultima balena non ci fosse l’etichetta “grasso per mocassini”. Uomini atterriti dalle minacce di un’industria petrolifera americana dopo che le parole “ho inventato l’energia pulita” avevano illuminato il cielo grigio d’inverno, morti dopo aver confutato le ragioni di una guerra di profitto… sono anime senza nome con le ali candide per le quali non c’è venerazione in questo mondo. In pochi ricordano il nome di Sabin, pioniere del vaccino antipoliomelitico, che alla gloria e alla ricchezza ha preferito le cure di milioni di persone. Ma come biasimare questo mondo ed i suoi strani abitanti, disposti ad elargire miliardi al calciatore o alla soubrette, dimenticando i valori per i quali siamo stati creati?!
Come odiare quella gente che forse non ha mai neanche sentito parlare di Sabin o di Gandhi o di Strada ma che quando vede il colore rosso ha in mente un solo nome e tanti miliardi?!

Pubblicato su La Piazza di Novembre/Dicembre 2003