Coca Cola: continua la repressione dei sindacati in Colombia

 

Ucciso il dirigente del Sinaltrainal, sindacato che denunciava gli abusi della fabbrica in sudamerica 

L’assassinio di Luciano Enrique Romero Molina, dirigente del Sinaltrainal, il sindacato delle industrie alimentari in Colombia che aveva lavorato per 20 anni per la NESTLE’-Cicolat e che aveva denunciato gli abusi commessi nelle fabbriche della Coca Cola è solo la punta di un iceberg sommerso e tenuto nascosto dalle multinazionali alimentari. Assassinato a Valledupar (Cesar), Luciano è stato ritrovato legato, torturato e presentava sul suo corpo 40 coltellate; attualmente aveva ottenuto misure di protezione da parte della Commissione Interamericana dei Diritti Umani dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA). Aveva 47 anni, lascia 4 figli e la sua compagna Ledys Mendoza.
Era un eccezionale dirigente del Sinaltrainal e attualmente era delegato presso la Fondazione Comitato di Solidarietà con i Prigionieri Politici, dove realizzava le sue attività di solidarietà e assistenza umanitaria ai detenuti. Per le minacce di morte aveva dovuto in varie occasioni lasciare Valledupar. Alla fine del 2004 era rimasto per molti mesi a Gijón, Spagna, in un programma di protezione e solidarietà; era rientrato nel paese all’inizio di questo anno. Il governo di Alvaro Uribe Vélez, presidente della Colombia, ed il suo ingannevole “processo di pace” con i gruppi paramilitari che continuano a massacrare la popolazione inerme, restano nella totale impunità grazie alla Legge di Giustizia e Pace, in vigore nello stato sudamenricano. Inoltre, la Coca Cola continua a chiamare in causa ed a processare tutti i sindacalisti che denunciano gli abusi del brand in Colombia. “Questo è un nuovo tentativo che la Coca Cola utilizza per reprimerci” -si legge in un comunicato del Sinaltrainal- “in questo caso per esserci trovati davanti alle installazioni della fabbrica imbottigliatrice di Bogotà il 5 dicembre 2002, quando in compagnia di molte altre organizzazioni nazionali ed internazionali invitavamo l’impresa ad una sessione della “Udienza Pubblica Popolare” dove si giudicava la multinazionale per le violazioni ai diritti umani e per il benefici che ne ha ottenuto attraverso i crimini di Lesa Umanità commessi dai paramilitari. Questo nuovo processo penale contro i dirigenti del Sinaltrainal si aggiunge a una lunga lista di aggressioni che l’impresa utilizza per stigmatizzare, impaurire ed impedire la protesta sindacale.

“La Coca-Cola è stata chiamata così da Frank Robinson, che ne disegnò anche il logo, in quanto originariamente questa bevanda conteneva effettivamente estratti dalle foglie di coca. L’inventore fu il Dr. John Stith Pemberton, farmacista, che nel 1885 sperimentò una nuova composizione che avrebbe potuto vendere come bevanda analcolica e come medicamento. Al posto dell’acqua naturale usò l’acqua addizionata ad anidride carbonica, ed ecco la bevanda che diventerà la Coca – Cola!”. Da questo estratto del libro “La vera storia della Coca-Cola” di Mark Pendergrast edizioni Piemme, si intravede già che la Coca Cola non partì con il piede giusto. Purtroppo gli inganni ai consumatori anche nel XX secolo non sono scomparsi. Per ricercare i composti che vengono dichiarati bisogna basta leggere sul retro delle lattine. Comunque con un po’ di attenzione è possibile leggere: ACQUA, ZUCCHERO, ACIDO FOSFORICO, ESTRATTI VEGETALI, ESSENZE NATURALI, CAFFEINA. Contiene ANIDRIDE CARBONICA. Colorata con CARAMELLO. AROMI NATURALI. Il CARAMELLO (E 150) ottenuto con processi ammoniacali dà il colore alla bibita che apparirebbe grigia come in Olanda dove l’E 150 è vietato. L’acido fosforico è presente in 325 mq/l e l’effetto effervescente viene dalla quantità di anidride carbonica (CO2) presente: 5,4 g per litro. Sostanze in grado di smidollare un osso data l’elevato acidità (pH 2,25). Ed è questo il problema. E’ confermato che l’acido fosforico, un corrosivo di uso industriale, associato a zuccheri raffinati e fruttosio (ciò che avviene nella Coca Cola) che ne riducono l’assorbimento intestinale, può causare anemia e aumentare le possibilità di contrarre infezioni. Non ci credete? Provate a chiedere che uso ne fanno industriali e contadini della “beata bevanda”…la utilizzano come sgrassatore o sverniciatore

Pubblicato su Controcorrente Ottobre/Novembre 2005 http://xoomer.virgilio.it/controcorrente-rivista/