Poesie 2010-2021
Versi per Gaia dalla pandemia
Squarciata nel petto d’ingordigia,
non della fame di chi null’ha,
ma della sete di ricchezza e dominio
di mercanti globali di fumo.
Offesa nell’anima di verdi distese
ridotte in cenere
per riempire, di sfarzi, vuote esistenze.
Dissanguata in ogni vena e avvelenata in ogni fonte
affinché si riempiano le pance degli ignavi.
Svuotata di magnifiche esistenze,
miliardi di splendide creature che danzerebbero all’unisono
se da una sola non provenissero trucidi rumori
di motori, fabbriche e seghe
di grida mute d’animali
di urla sorde vegetali
a intossicare la dolce melodia.
Non alza più lo sguardo al cielo il figlio del tuo evolvere,
non contempla più stelle nascoste dalla sua artificialità,
non sente più musica di versi e di silenzi,
non coglie più profumi di petali e di linfa,
non tocca più bellezza di piume e di pellicce.
Ha scelto d’adorare il progresso,
rinnegando la vita brulicante d’una madre e la luce calda d’un padre.
Ha voluto annientare la straordinaria diversità,
rendendo ogni contemporaneo meandro omogenea banalità.
Ha abbassato lo sguardo su uno schermo scuro e vuoto
perché indegno del bagliore e del fermento,
pur credendosi migliore d’ogni altro vivente.
E non con vendetta l’hai ammonito,
con rabbia piuttosto,
come monito che la soglia è già passata
che la sua stessa esistenza è già compromessa.
E dal più infimo degli esseri di sua conoscenza
forza ancor più distruttrice gli hai inviato
a dirgli: «basta, smettila di ferirmi,
perché tu sarai il primo a farti male!».
Un messaggio, chiaro come acqua di sorgente e di saggezza,
a coloro ch’han ridicolizzato i preoccupati
a chi apocalittici allarmisti li ha definiti,
rei solo di volerti proteggere da se stessi.
E un allarme, un’apocalisse dunque ha tuonato nel vento.
Come un fulmine in un cielo sereno solo per gli orbi
ha squarciato il velo ipocrita dell’indifferenza.
Ma l’uomo, si sa, dimentica presto
e se un microscopico essere l’ha ammonito oggi,
domani potrà riprender tutto come ieri.
Così, mentre il mio cuore d’uomo t’implora pietà,
la mia mente non vorrebbe alcun perdono per questa civiltà.
Luci delle notti d’Oriente
Piena la luna
e le stelle dorate,
immagino saran le stesse
che da poco hai guardato anche tu.
Ed allora possa il tuo cielo orientale
ricambiare a tutto questo splendore
portando un mio messaggio d’amore
sul tuo candido viso sognante, laggiù.
Possa sussurrarti il gracidar di rane
e di cicale
sotto questa luce che rischiara il buio:
una favola di anime danzanti.
E noi due all’unisono.
Lontani coi corpi,
ma con le menti protese
verso un bacio desiderato e dolce,
come fosse miele.
Sia notte e poi dinuovo giorno,
ti aspetto… amore.
Respiro il tuo respiro
Vita mia,
immersa nei tuoi sogni beati,
nella mia veglia penso a te,
intensamente.
A ogni battito il cuore sussulta
e invoca la tua anima.
Non c’è nulla che distrae
tale soave contemplazione
se non il desiderio di vedere nel tempo,
attraversare gli interminabili
istanti che ci dividono
per rapirti in un profondo abbraccio.
Se l’esistenza è un gioco del destino,
io lo ringrazio perché mi ha donato il tuo sorriso.
Non c’è tristezza se mi guardi,
non c’è dolore se mi baci.
Respiro il tuo respiro,
sono vivo adesso.
Di bellezza sei dipinta
Di bellezza sei dipinta,
come un quadro
accarezzato dalla sapiente mano del pittore.
D’intelligenza sei forgiata,
come una preziosa pietra
modellata dalla sapiente mano dello scultore.
Di dolcezza sei intensa e colma,
come i versi
scritti dalla sapiente mano del poeta.
Se la mia vita non avesse incrociato il tuo sguardo delicato,
non avrei mai creduto nell’amore predestinato.
Ora che le mie mani bramano la tua pelle,
ora che i miei pensieri nient’altro sfiorano che i tuoi,
ora che ogni mio passo segue frenetico
la direzione dei tuoi sogni,
non ricordo più cosa esistesse
oltre la sublime felicità.
Prima d’inconrare te le stelle brillavano meno,
le onde del mare s’infrangevano mute,
i raggi del sole riscaldavano poco,
la neve cadeva con sordo rumore,
il profumo di rose svaniva presto.
Tutto si è acceso di passione ardente
da quando la mia mente sussurra il tuo nome.
Tutto risplende e magnifico risuona
da quando sei con me.
Sarò sempre per te un porto sicuro
in cui proteggere le tue vele
quando il mare è in tempesta.
E’ mia promessa.
Sarò sempre fedele all’idea che tu sia,
nell’universo, la creatura prescelta
a cui dedicare tutto l’amore che ho.
E’ mia promessa.
Tienimi la mano,
viaggeremo e ritorneremo insieme,
sempre vicini, cosicché mai più la lontananza
potrà render strenua l’attesa di un bacio.
Sarò vita nella tua vita.
Sarai vita nella mia vita.
sono vivo adesso.
Felicità infinita
Ho visto la luce
dopo immenso buoi,
un bagliore ha rischiarato la via,
sopravvivere mi appariva vivere,
confondevo l’amore con la compagnia.
Ho riscoperto la passione che brucia dentro,
l’ardente simposio di corpo e mente.
Convinto, ormai, che accontentarsi fosse virtù,
io un tempo certo che ognuno meritasse voglia cosciente.
Poi, all’improvviso, di un candido angelo
la strada ho incrociato.
Ti ho accolta nel mio abbraccio,
eri come foglia al vento
che leggiadra si adagia sul selciato.
L’attesa di un tuo bacio
ha acceso la mia anima di passione.
L’arrivo di un tuo bacio
ha cambiato la mia vita in emozione.
Destino d’inverno, favola di primavera,
amore d’estate, autunno di gioia vera.
La danza delle stagioni per noi è appena iniziata,
non finirà, vedrai, sarà felicità infinita.
Tre anni
Tre anni son passati,
ma i miei pensieri non sono mai cambiati.
Tre anni senza te,
ancora non comprendo il perché.
Tre anni pieni di ricordi,
che non vorresti mai così
chiassosamente sordi.
Tre anni senza la tua mano
a rassicurarmi di poter andare lontano.
Tre anni che sembrano infiniti,
ma è come se fossi ancora qui
con noi a rammendarci i vestiti.
Tre anni che ogni domenica ci chiediamo dove andare,
eppure ti sento ancora lì intenta a cucinare.
Tre anni che sogno la tua voce,
per poi risvegliarmi con un pensiero atroce.
Tre anni che il sole saluta il giorno
nell’attesa che il vento mi porti il tuo ritorno.
Tre anni che guardo questa fotografia
e vivo nel pensiero che non sei
mai andata via.
Oh vita
Oh vita, che togli e che dai con un soffio di vento.
Mi fai sentire fragile dinanzi alla tua forza.
Sono una foglia d’autunno,
posso essere, insieme, carminia bellezza
e plumbea fragilità.
Mi fai sentire debole ad ogni tremolio del corpo.
E poi, d’improvviso, ancora tu, oh vita.
Con forza scuoti la mia mente.
Con potenza infondi in me la tua essenza.
Così il mio corpo ritorna bambino.
Così i miei pensieri raccolgono la tua anima.
E tutto si chiarisce.
Oh vita, riprendi i miei sensi. Riprendi il tuo senso.
E tu, amore mio, e tu, Natura viva,
cos’altro vale questo risveglio quotidiano,
questo sforzo delle membra,
questo ingegno dei pensieri,
se non le vostre ricompense.
Non è questa l’essenza della vita, oh vita?
La vita è l’essenza della vita. Oh vita.
E tu, amore mio, e tu Natura,
siete essenza e vita.
Insieme, indissolubili. Inestimabili.
Non volano col vento le foglie d’autunno.
Volano nel vento farfalle iridescenti.
Membra di giganti buoni
che passeggiano nei sentieri dell’esistenza
senza muoversi mai.
Mi sfiorano con sfumature di giallo, d’arancio e rosso
e mi ricordano che non c’è confine
tra il profumo della Natura e quello della mia amata lontana.
Mi ammaliano e con l’autunno, preludio del gelo,
non sento più la fatica di ogni respiro
ma la gioia che attende il tuo ritorno.
Poesie 2006-2010
Digiuno
Impavido dolore,
s’arresta la fame
di gente che muore
neanche un tozzo di pane,
si apre la mente
d’incanto fugace
riporta alla vita
appannato lo sguardo,
consapevole adesso
del paradosso infinito
che uccide quest’uomo
e di me ne fa sbafo.
La rosa
Illuminata di freschezza eterea
la rosa, dal canto suo
fragranza immutabile
dell’esistenza,
chiese all’attiguo suolo
giaciglio per respirare.
Di esso granuloso e spoglio,
flebile la voce.
Veleno son rimasto
dopo il tracollo umano
che della Natura in prosa
n’ha fatto tomba per la rosa.
Morrai ebrezza adorabile
più posto non hai
per riposar le tue spoglie.
Dell’amor perduto
Deluso di passione ardente
si contorce l’animo dell’amato
che un tempo
nelle cerulee vestigia di dolcezza
affondava l’ancora di salvezza.
Nero di carbone ardente
il cuore palpitante
solca una lacrima
il sole che d’ombre
perpetua la mente
di triste effige
la malinconica colomba
tarpate le ali
del perduto amore.
Ed ora.
Scambievole il senso
parole nell’etere
incantato, son vane,
scalfite dall’atroce pugnale
dell’amore non amato.
Se è dolce l’amicizia,
se è tenero l’affetto,
l’amore non dà pace
s’infiamma ogni momento.
Cade ora, rimbomba al suolo
un tonfo ottuso,
nettare ronzante
che accarezza le labbra;
attende, invano, carnose e glabre spolie
dove diffondere di miele il profumo.
Terra non ha suolo
cielo non ha stelle
mare non ha onde
se l’amore va senza passione e muore.