Il grande occhio che ci osserva

Intrappolati nella diabolica morsa di mamma tv, gli occhi sgranati e secchi dallo sforzo contemplativo, le mani sudate avvinghiate al telecomando dei sogni cristallizzati e trucidi e ombrose sfumano nell’etere immagini a perdifiato. Decidono chi siamo, decidono cosa facciamo, decidono dove e perché andiamo. Come una mantide religiosa che scarnifica e divora l’oggetto del suo desiderio dopo aver consumato e gradito del favore, una scatola di fatal quiete accarezza il limbo dell’inquietudine, convoglia il vascello degli ideali verso l’isola che non c’è. Disperazione futura in un passato già dimenticato di promesse e riscatti scivolati in un push-up  d’abitudine. Mercati d’oriente, compagnie delle indie e carissimo Cristoforo Colombo. Viaggio d’andata in America, viaggio di ritorno nel mondo.

Di Bush ne abbiam fatto banderuola da innalzare a simboleggiare uno Stato, ma che, un Mondo, e di pudore lo straccio di un massaio per strigliare i ciuchi.

Granelli di sabbia al vento, ci muoviamo tutti nella stessa direzione, senza chiederci qual è lo scopo del viaggio. Stanchi e stressati amiamo l’uovo servito in un tegamino dai cinque minuti facili, che preferiremmo condire con lo zucchero sotto mano piuttosto che alzarci per prendere il sale dal davanzale. Difficile pensare, difficile amare, difficile credere in un mondo in cui regna il “Grande Fratello”. Ma non siamo ristretti! Il grande fratello a cui mi riferisco non è solo Casa dolce casa, gente di porta in porta e audience a volontà, il Grande Fratello è quello figlio della Grande Mamma. Una famiglia di truffatori, chiromanti del pensiero che spostano l’idea del progresso dal comodino al rinnale (vaso da notte) con giocosa maestria, colpendo là, dove l’uomo, essere supremo su d’ogni altra forma di vita, marcisce come legno nell’acqua. Cosa c’è da chiedersi il perché di tanta violenza minorile? Cosa c’è da chiedersi perché gli uomini del domani hanno perso gli ideali, i sacrifici? Cosa c’è da chiedersi perché non c’è bambina che non conosca la parola “velina”? Siamo ciò che decidiamo di essere; siamo il frutto delle nostre scelte che ne influenzeranno altre e che ci porteranno ad essere come siamo. Come può accarezzare una generazione in fasce la prospettiva d’azione per un mondo migliore, quando con un semplice pulsante si spalancano le porte del paese dei balocchi? Colori, luci, fama, soldi…

Bè credo che il mondo alla fine rispecchi la natura umana, ma credo anche che ci sia di meglio da fare che essere spiati giorno e notte o fare calendari di pudica irresponsabilità.

Se solo qualche volta provassimo a spegnere quel contenitore infernale e cercassimo di chiudere un po’ l’occhio del “Grande Fratello”, chissà che magari il vero grande occhio che ci guarda, quello che ha creato la magnificenza dell’universo, le stelle, le piante, gli animali, l’uomo smetta di vergognarsi della sua opera e lo riapra fiero di averci consegnato un privilegio inestimabile: vivere!

Pubblicato su Controcorrente nel 2005 http://xoomer.virgilio.it/controcorrente-rivista/