Dentro i cibi una miriade di metalli, censurati i ricercatori
Libera ricerca in libero Stato. Almeno così si dice. Ed altro che riforma Moratti, fuga dei cervelli, rivolta dei rettori. Se scegli di restare e fare ricerca, ma quella vera e non finanziata dalle case farmaceutiche o dalle grandi compagnie che non vedono l’ora di apporre un brevetto sulle fatiche di uno scienziato, devi stare ai voleri di chi decide cosa puoi e cosa non puoi scoprire. E’ il caso di Antonietta Gatti e Stefano Montanari, ricercatori italiani all’Università di Reggio Emilia e Modena che grazie ad una sofisticatissima apparecchiatura (microscopio elettronico a scansione ambientale) hanno scoperto che le nanoparticelle metalliche stanno invadendo i nostri tessuti. In pratica, quando mangi una merendina credi di ingerire solo carboidrati, qualche zucchero e grasso e pochi conservanti, in realtà il tuo organismo sta assumendo quantità nanoscopiche di composti che non lasciano più il tuo corpo. E questo non solo attraverso i cibi. Gli inceneritori di rifiuti, anche quelli più recenti i cosiddetti BAT (Best available technologies), emettono sostanze invisibili all’occhio umano che permangono sospese nell’aria per lunghissimo tempo. Dalle analisi effettuate da questi ricercatori si è visto come le cellule di alcuni tessuti, e soprattutto di quelle del tessuto polmonare, sono punteggiate di granuli metallici inalati inavvertitamente. La scoperta è nata dall’osservazione da parte della dottoressa Gatti delle polveri sollevate dalle Twin Towers l’11 settembre al momento dell’ingresso degli aerei a grandi velocità negli edifici. Il calore generato dall’impatto e i pezzi di materiale sgretolatosi hanno innalzato per chilometri un aerosol polveroso inalato da chi era nei paraggi. Ed ora quasi tutti i superstiti od i curiosi avvicinatisi quella tragica mattina al luogo dell’attentato sono colpiti da gravi crisi respiratorie, tumori e infezioni.
Non lasciano scampo le nanoparticelle killer. Non si vedono, non hanno odore o sapore, ti invadono senza preavviso e nei luoghi più inaspettati. Ad esempio, sono molto a rischio i vigili urbani, coloro che abitano a ridosso di fabbriche o inceneritori, chi lavora in autostrada. Il proseguo delle ricerche dei due scienziati italiani avrebbe di certo permesso una maggior comprensione dei pericoli ed una ricerca delle possibili misure cautelative. Ma quei due dottorini fastidiosi hanno schiacciato il tasto sbagliato, quello degli interessi economici di moltissime industrie alimentari e sono stati imbavagliati. E’ per questo che Beppe Grillo sul suo blog ha lanciato una raccolta fondi per poter permettere ai due ricercatori di acquistare un nuovo microscopio e proseguire nelle ricerche che potrebbero salvare la vita di tutti (www.beppegrillo.it). Il problema principale sta, però, nel sempre più evidente inquinamento dei comparti biologici (aria, acqua, terra) con metalli e composti organoclorurati che nel tempo finiscono per essere assorbiti dai vegetali e quindi riprocessati sino alle nostre tavole. La bioaccumulazione, fenomeno biologico che va anche sotto il nome di magnificazione, consiste nelle proprietà di alcuni composti, come mercurio o DDT, di accumularsi in quelli che vengono definiti organi bersaglio e restarci a vita. I metalli bioaccumulabili scorrono lungo le catene alimentari e non lasciano mai la materia organica, ecco perché una volta ingeriti per via aerea o alimentare tendono a persistere nell’organismo. Ecco perché aziende come la Motta (vedi lista accanto) preferirebbero far star zitti quei due “cialtroni col camice” che infangano il nome di grandi aziende. Peccato che nel tanto pubblicizzato panettone c’è finito “per sbaglio” qualche residuo di alluminio e argento. Ma la colpa non è solo delle aziende. Il compost di cattiva qualità, i fertilizzanti di sintesi ed i pesticidi stanno rendendo ogni terreno coltivabile, certamente più produttivo, ma altrettanto contaminato. Ottimizzare la produzione agricola vuol dire non soltanto aumentare la quantità di raccolto, ma anche migliorare la qualità dei terreni e delle colture. La superfertilizzazione ed i fitofarmaci sono un pericolo diretto sulla salute umana e sugli ecosistemi. Percolando nella falda, finiscono in laghi e fiumi e poi nei nostri rubinetti.
Se a tutto questo si aggiunge la rilevante pressione industriale che sta esponenzialmente incrementando il numero di ciminiere sulla nostra testa, il cocktail è completo.
Non bisogna, però, dimenticare i tanto illusori termovalorizzatori, inceneritori di RSU (rifiuti solidi urbani) che oltre alle emissioni che causano l’effetto serra di CO2, NOx, vapor acqueo, emettono diossine e furani oltre alle polveri invisibili PM < 2,5 micrometri che inalate causano seri rischi alla salute.
Insomma forse per curare i mali del ventunesimo secolo bisognerebbe iniziare a prevenirne le cause. La ricerca per una cura universale e miracolosa dei vari fenomeni cancerogenici umani, invece di sacrificare migliaia di animali inducendo tumori per curarne altri (che follia se ci si pensa!) dovrebbe focalizzare la sua attenzione più sull’abbattimento delle cause di induzione alla proliferazione cellulare. Ma forse la categoria dei topi non ha un buon sindacato o un buon avvocato in grado di appellarsi per denunciare lo sterminio quotidiano. Forse i magnati delle merendine e i signori degli inceneritori con una valigetta piena di fogli verdi possono gestire la ricerca mondiale. Adesso basta con le raccolte fondi per curare il cancro, il cancro può essere prevenuto visto che le cause si conoscono.
Pubblicato su Controcorrente di Marzo/Aprile 2006