Lo Tsunami li ha dissotterrati dalle coste somale
20 Marzo 1994, in Somalia viene trovata morta Ilaria Alpi, giornalista del TG3 ed il suo operatore Miran Horovatin. Sono passati 11 anni solo ora salta fuori la verità di una delle pagine più sporche e infangate della storia.
La giornalista Alpi investigava in Africa su questioni che, a suo dire, erano “molto delicate”. Per mettere a fuoco bene la vicenda bisogna fare un passo indietro al 21 settembre 1987. In questa data affonda la nave Rigel. Durante le successive indagini nell’abitazione di Garlasco del faccendiere Giorgio Comerio si rinvengono telemine, le stesse utilizzate e progettate dall’industriale per affondare i tre incrociatori inglesi alle Falkland. Lo stesso industriale è uno degli artefici dell’affondamento della motonave Jolly Rosso, nella baia delle Formiciche, in provincia di Cosenza, il 14 dicembre 1990. Alcuni resti della nave furono smaltiti illegalmente in una discarica calabrese e fatti sparire. Si scoprì, in seguito, che il signor Garlasco aveva corrotto il governatore somalo Ali Mahali per ricevere agevolazioni per il sotterramento di scorie nucleari.
Il 13 giugno 1995 viene ucciso da un pezzo di torta avvelenato, mentre sta per recarsi ad interrogare l’equipaggio della Rosso, il capitano di corvetta Natale De Grazia. Qualche mese dopo viene a galla il coinvolgimento di alcuni israeliani che avrebbero ostacolato le indagini perché coinvolti nel traffico d’armi (mitragliatrici, carri armati e mine). Intanto viene arrestato con l’accusa di intimidazioni e pressioni ai magistrati il sindaco di Reggio Calabria, Francesco Gangermi, che su “Il Dibattito” giornale da lui diretto e sequestrato, aveva mosso accuse contro alcuni magistrati e giudici corrotti per insabbiare le indagini sull’assassinio Alpi.
Adesso, come una doppia apocalisse, lo Tsunami ha riportato a galla una verità per troppo tempo tenuta nascosta, insieme ad un mare di rifiuti. L’onda che lo scorso dicembre ha devastato numerosi paesi orientali, si è scontrata anche contro 650 km di costa somala, tra Hafun e Garacad, provocando 300 morti ed oltre 18000 senza tetto come dichiarato dal poco conosciuto rapporto Unep. L’urto dell’onda ha fatto riaffiorare sulle coste ingenti quantità di rifiuti tossici ed alcuni radioattivi, molto probabilmente di provenienza europea. Inoltre, da qualche settimana alcune popolazioni della costa settentrionale somala sono state colpite da insolite patologie, facilmente riferibili a gravi fenomeni di inquinamento, come sanguinamenti dalla bocca, infezioni acute alle vie respiratorie ed emorragie addominali. A tal proposito, un membro del Parlamento somalo Awad Ahmed Ashra ha lanciato un appello alla comunità internazionale per bonificare la zona dai rifiuti tossici disseppelliti dallo Tsunami.
Il ruolo svolto dalle ditte italiane in Somalia nei traffici di rifiuti tossici è da tempo noto allo stesso Unep con l’allarme lanciato nel 1992 dal segretario Mustafà Tolba, ribadito in molti incontri della Commissione di inchiesta sui rifiuti. Nick Nuttal, portavoce dell’Unep e lo stesso parlamentare somalo hanno denunciato una diffusa contaminazione da materiale fortemente pericoloso come uranio, mercurio e cadmio, rifiuti ospedalieri e di industrie farmaceutiche contenuti in cisterne adagiate sui fondali o insabbiate nella battigia, che essendo state sigillate in maniera rudimentale, sono state distrutte dall’onda dello Tsunami.
E’ noto da tempo come molte regioni africane siano state utilizzate per anni come pattumiera da molti paesi europei, compresa l’Italia. Sono stati rinvenuti circa 1400 siti contaminati da rifiuti tossici in Africa, dove si concentrano le più alte dosi di sostante bandite da anni, come i POP’s (tra cui il DDT).
La ragione è semplice: se in Europa smaltire una tonnellata di rifiuti tossici costa oltre 1000 dollari, in Africa la cifra si riduce ad appena 8 dollari a tonnellata ed è il motivo per cui faccendieri e malavita approfittano della latitanza o dell’inesistente governo locale per disfarsi di materiale compromettente.
Ecco, dunque, che appare svelato il mistero Alpi da un onda che rappresenta davvero un messaggio per l’umanità intera. Traffico d’armi, di rifiuti e criminalità organizzata sono stati smascherati non solo da gente coraggiosa come Ilaria, ma dal supporto dell’unica vera forza di giustizia che è la natura.
Adesso però, per la legge del contrappasso, c’è da pagare un dazio per quello che si è fatto e quindi si presenta un grave problema ecologico e sanitario che sta mettendo a repentaglio la vita di un’intera area dell’Oceano Indiano.
Purtroppo, a pagare le conseguenze della follia dei superbi, dei lussuriosi e degli egoisti, sono sempre le popolazioni più povere, vittime dello stesso fattore che le ha destinate in quello stato di miseria: l’uomo.
Ma, affinchè i sacrifici di Ilaria Alpi e del suo collaboratore, degli ufficiali onesti e dei giudici puliti, non appaiano vani alla Natura per la quale la legge è davvero uguale per tutti, bisogna che qualcuno paghi, che la giustizia terrena, una volta tanto punisca i colpevoli e grazi gli innocenti.
Ora non si può più ignorare questa pagina nera dell’umanità, bisogna andare avanti con il libro della vita, cercando prima di tutto, di salvare le vite della gente somala che sta subendo atrocità fisiche, nel commercio e nella pesca a causa del disseppellimento di quel materiale radioattivo che un tempo si è voluto far affondare insieme alla Jolly Rosso ed alle altre carrette del mare.
Non c’è più da chiedersi perché e come, ora che la verità è a galla. C’è da mettere in salvo delle vite, interi ecosistemi e non c’è tempo da perdere.
Nella speranza che la nostra inchiesta e la diffusione di essa, possa salvare anche una sola vita, umana o non umana, auguriamo al mondo povero, vittima del mondo ricco la giusta, naturale, sovraumana, giustizia.
Pubblicato su Controcorrente di Marzo/Aprile 2005 http://xoomer.virgilio.it/controcorrente-rivista/