La Ciancio: Se ci fossero i fondi promessi le scoperte potrebbero aumentare
La Soprintendenza: tanto da scoprire. Intanto proseguono i lavori edili sulla necropoli
Immaginate una necropoli fondata nel VII secolo a.C., ricca di tombe intatte, scheletri, monili, corredi funerari. Ed immaginate che questa venga scoperta casualmente, come spesso accade, durante dei lavori di scavo. In realtà la stessa era già stata rinvenuta negli anni 40, ma poi destinata alloblio sino a qualche anno fa. Immaginate che un simile ritrovamento è un fatto storico di rilevanza straordinaria, trattandosi di un luogo di sepolture di uno dei popoli, i Peuceti, più antichi della cultura pugliese. Questi, imparentati con gli Japigi, insieme ai Dauni ed ai Messapi, colonizzarono le terre della Murgia e del Tavoliere. Erano una società fondata sulla monarchia, in cui il re, ereditata la corona dal padre, veniva acclamato dal popolo e comandava le milizie, giudicava i delitti, presiedeva ai sacrifici, ed era assistito da un consiglio di abitanti del villaggio che lo aiutavano ad amministrare la giustizia. Il loro nome deriva probabilmente da Pediculi parola che, in greco, significa abitanti delle colline; essi avevano realizzato un imponente sistema agricolo e tessile ed allietavano le giornata di lavoro con inni e poemi, che insegnavano ai bambini già dalla tenera età. Il loro centro principale fu Monte Sannace, alle porte della città di Gioia del Colle. Ma le ultime scoperte confermano che il loro territorio era ben più vasto. Infatti la necropoli, probabilmente collegata allacropoli da passaggi nascosti o vie ancora non portate alla luce, si distende a circa 10 km di distanza sulla vecchia via che da Gioia porta a Matera. Santo Mola, è il nome con il quale attualmente si identifica questa necropoli. Nessuno può sapere con certezza quanto questa sia estesa.
Immaginate ora, che tutto il mistero e tutto il fascino storico di un simile ritrovamento giaccia coperto da terra e costruzioni che col tempo stanno aggiungendo (o distruggendo) un nuovo strato di storia della città. Eppure, nellestate del 2004, durante i lavori di costruzione di una villa furono portate alla luce numerose tombe, molte delle quali depredate dai soliti tombaroli incuranti del manto fiabesco dellarcheologia, prima dellarrivo della Vigilanza armata e della Soprintendenza, che per pochi mesi svolse attività di recupero delle sepolture. Nonostante le depredazioni, furono portate alla luce, e sono conservate adesso nel Museo del Castello Svevo di Gioia d. C., numerosi monili, alcune spade, interi scheletri e corredi funebri di inestimabile valore e ben conservati. La scoperta attirò numerosi gioiesi ed esperti di archeologia. Poi i soldi finirono e la voglia di scoprire non iniziò mai.
Immaginate, infine, quanto turismo, quanta cultura e quanto ritorno economico un ritrovamento simile avrebbe garantito ad una città meno meschina, sorda ed incurante che, invece di sperperare denaro pubblico in inutili finanziamenti e facili concessioni edilizie, avrebbe potuto far proseguire i lavori di scavo e realizzare un nuovo polo di attrazione ed il fiore allocchiello di una città ricca di storia, infranta dalla moderna cultura.
Se solo ci fossero i finanziamenti promessi dallallora Amministrazione o dallAereoporto Militare, dice quasi rassegnata la dott.ssa Ciancio della Soprintendenza dei Beni Archeologici, che seguì i lavori nel 2004 chissà quanto ancora ci sarebbe da scoprire, larea è davvero molto ampia. Ora esiste un vincolo archeologico e qualunque nuova autorizzazione comunale per lavori edili deve passare al nostro vaglio. Eppure, di fronte allAeroporto Militare che giace, inappropriato, al di sopra di un immenso tesoro, sono tanti gli spostamenti di terra, le nuove costruzioni, i cancelli e le recinzioni, le piscine che sorgono da un momento allaltro. E chissà quante di queste sono davvero state autorizzate dalla Soprintendenza ed in quanti si adempiono nel ratto dei reperti. Sembra assurdo che, invece di allestire una nuova Pompei, una nuove Egnazia, capace di attirare turisti, di creare occupazione ed ingrassare le casse del Comune e dei commercianti locali, qui a Gioia del Colle si stia relegando un pezzo di storia al perpetuo oblio, forse per non violare i sonni dei Peuceti, ma più probabilmente per non violare i soldi degli imprenditori. E, così, ancora una volta ci rimette la storia, non degna di simili immondi discendenti, forse in attesa di tempi migliori quando i pronipoti dei cittadini e dei politici gioiesi avranno a cuore la propria identità culturale e sapranno bloccare il cemento ed aprire la storia.
Pensatelì, al nord (ma volendo anche allovest o allest) hanno le pietre e ne fanno monumenti, qui al sud, abbiamo i monumenti e li rendiamopietre.
Pubblicato su Il Levante del 08/12/2007