Dall’orfanotrofio io voto “NO”

 12 e 13 giugno: referendum sulla fecondazione assistita

Mi chiamo Alindi, ho 7 anni e da 6 vivo in un orfanotrofio di Gaborone nel Botswana, una Repubblica presidenziale dell’Africa meridionale. Non conosco la mia mamma ed il mio papà. Qui le donne che si prendono cura di noi, dicono spesso parlando tra loro, che i militari che hanno ucciso i miei genitori venivano dall’Europa. Parlano in silenzio, cercando di non farmi sentire ciò che dicono, ma io mi accuccio nell’angolo vicino al mobile con i fornelli ed ascolto. In realtà non so cosa vuol dire “militari”, qui c’è gente che spara con quei lunghi bastoni di ferro e le maestre mi dicono che sono loro i militari. Ma, allora, tutti i grandi sono militari? Comunque, l’unica cosa che ho capito è che la mia mamma ed il mio papà non ci sono. Ed è strano, perché non so come sono fatti una mamma ed un papà ed a cosa servono. Forse sono quell’uomo e quella donna che portano i bambini come me in giro con i secchi d’acqua , sotto il sole. Forse sono quei due che spesso, qui da me, neanche si conoscono prima di sposarsi. Ma io ho visto come sorridevano gli altri bambini alle mamme ed ai papà bianchi che ogni tanto vengono qui, all’orfanotrofio e indicano uno di noi. Ci fanno uscire tutti e ci dicono che sono arrivate delle visite. Poi uno di noi viene indicato e senza sapere bene il perché, inizia a ridere. Forse Ghengi che è più grande di me lo sa perché tutti quelli che vengono indicati dai signori che vengono a farci visita, sorridono. E poi se ne vanno e non tornano più. Però anch’io qualche volta vorrei essere indicata. Chissà dove vanno tutti. Però sono così felici. Sarà che quelli che vengono a trovarci sono la mamma e il papà che dicono Mirna e Ruma quando parlano in silenzio? Poi un giorno all’ora della merenda, mentre stavo leccando la scodella del riso del pranzo, sentii che Mirna diceva che in Italia vogliono far nascere i bambini nelle bottiglie di vetro, così i genitori che sono malati e non possono fare figli possono averli lo stesso. Ma, allora, ho pensato: “Perché queste mamme e questi papà invece di far nascere i bambini piccoli nelle bottiglie, non vengono a farci una visita così, quando ci indicano ci fanno sorridere?”. Visto che a scuola ho imparato a scrivere in stampatello ho deciso di mandare una lettera in Italia sulla quale ho scritto: “Care mamme e cari papà italiani, sono Alindi del Botswana, e anche se non vi conosco e non so a cosa servite, ma siccome ho visto che fate sorridere i miei amici dell’orfanotrofio quando venite a trovarci, volevo dirvi che invece di far nascere i vostri bambini nelle bottiglie, potreste venire qualche volta da noi e portare me o qualche mio amichetto con voi così possiamo capire a cosa serve una mamma ed un papà…quando qui la sera sparano oppure ho fame e non c’è niente da mangiare, sogno sempre che qualcuno bussi alla porta ed indichi me…ciao, venite presto.”

Di bambini come Alindi, gli orfanotrofi sono pieni. Solo in Italia ce ne sono decine di migliaia, nel 1999 erano 28.148 ed ogni anno aumentano esponenzialmente. Il costo medio, elargito ad ogni istituto, è di circa 5/6 euro a bambino. Cioè, bassissimo. E se si pensa che in Africa, Russia occidentale, Asia e Sud America le rette giornaliere si dimezzano e le malattie si moltiplicano, si ha ben chiaro il quadro di una situazione molto triste. Eppure, come dice Alindi, i bambini degli orfanotrofi sorridono. Sorridono quando qualcuno li indica. Forse inconsciamente sanno di aver avuto un’altra possibilità dalla vita.Come scrive Jilbert Sinouè: “I bambini poveri sorridono. La povertà sta anche in questo, nel riuscire a trovare da sorridere, anche laddove non c’è nulla per cui sorridere”.

Ma tutto questo, ogni volto di orfano, ogni sorriso, ogni speranza, potrebbero essere cancellati per sempre da un referendum che vuole in Italia, l’abrogazione di una legge sulla fecondazione assistita. Quella per cui tutti saremo chiamati a votare. Si tratta di 4 quesiti che il 12 e 13 giugno potranno segnare una svolta medica ed etica. Eccoli in dettaglio:

QUESITO 1. UTILIZZO DELLE CELLULE STAMINALI EMBRIONALI

L’attuale normativa vieta l’utilizzo delle cellule staminali prelevate da embrioni inutilizzati al fine di limitare il numero di aborti volontari a scopi lucrativi ed eliminare i problemi etici che insorgerebbero con l’uccisione di esseri umani ai fini scientifici. Se si vota NO si mantiene la legge vigente. Se si vota SI si autorizza il prelievo delle staminali, il che vorrebbe dire, milioni di embrioni (con patrimonio genetico diploide, cioè con tutti i geni sia del padre che della madre, dunque esseri viventi) sacrificati per sperimentazione.Parecchio antisonante se si pensa che per salvare una vita se ne sacrificano centinaia in esperimenti che spesso falliscono.

QUESITO 2. IMPIANTO DI PIU’ OVULI, CONGELAMENTO DELL’EMBRIONE E ANALISI PREIMPIANTO.

La legge attuale prevede che non possano essere fecondati in vitro più di tre ovuli alla volta, affinché in casi rari di successo della fecondazione sia statisticamente improbabile che si sviluppi più di un embrione. Inoltre la legge in vigore prevede, che gli embrioni in sovranumero o in caso di ripensamento della futura madre, non possano essere congelati. Inoltre, non è consentita l’analisi preimpianto, cioè un esame delle malattie dell’embrione prima del suo trasferimento nell’utero. Se si vota NO si mantiene l’attuale normativa e non si pongono alle famiglie problemi come l’uccidere o meno un embrione che è predisposto ad alcune malattie. Se si vota SI si autorizza la fecondazione di numerosi ovuli con la possibilità che si sviluppi più di un embrione che dovrà, quindi, essere ucciso o utilizzato in esperimenti. Si legittima il congelamento di esseri viventi e, con la possibilità di effettuare l’analisi preimpianto, si creano numerosi problemi ai genitori in caso di embrione potenzialmente malato. Inoltre, si lascia ai genitori la scelta di non impiantare un embrione già sviluppato, destinandolo alla morte.

QUESITO 3. DIRITTI DELL’EMBRIONE

Il testo attuale prevede che il “concepito”, definito come l’embrione dal momento della fecondazione alla sua morte post-parto abbia gli stessi diritti di un qualunque altro uomo.

Se si vota NO gli embrioni vengono considerati ancora esseri viventi. Se si vota SI gli embrioni non avranno i diritti degli esseri umani e quindi potranno essere sottoposti a qualunque tipo di sperimentazione, proliferazione e uccisione.

QUESITO 4. FECONDAZIONE ETEROLOGA

Attualmente i gameti devono provenire dai genitori e non da individui esterni alla coppia.

Se si vota NO si mantiene tale norma. Se si vota SI un qualunque donatore esterno può donare il suo patrimonio genetico.

Insomma, la morale è una questione personale, ma la vita viene prima di tutto e, quindi, per tutti quei bambini rinchiusi negli orfanotrofi, per tutti quei piccoli esseri viventi chiamati “embrioni” questa volta è meglio votare no o astenersi, per non alzare la soglia del quorum e lasciare invariata l’attuale legge 40.

Pubblicato su Controcorrente di Maggio/Giugno 2005