Il problema acqua è un emergenza planetaria che parte dalla gestione locale
I promotori del Contratto Mondiale per l’Acqua ritengono la carenza idrica globale la prima causa di morte infantile, il primo fattore di inefficienza igienico-sanitaria e la prima motivazione delle future guerre.
In Darfur a scatenare le rivolte civili e le migrazioni di massa c’è prima di tutto l’emergenza idrica. L’Italia è il secondo, dopo il Messico, consumatore di acqua in bottiglia al mondo. Più degli Stati Uniti e della Cina. E’ partita da qualche anno la moda della bottiglietta che porti con te. Altissima, purissima, con la particella di sodio, quella che fa fare “plim-plim” ed il lavaggio del cervello pubblicitario ha completato l’opera. Ogni dieci persone per strada almeno cinque hanno con se una bottiglietta d’acqua. Non c’è distributore automatico che non ne annoveri almeno tre differenti marche. “Qualcuno vuol darcela a bere”, il libro di Giuseppe Altamore, che dà un quadro completo della situazione dell’acqua in bottiglia in Italia, ci spiega che per ogni mezzo litro acquistato si sprecano altri dieci litri nella produzione della plastica della bottiglia, nel trasporto e nella consegna. Per non parlare poi dell’inquinamento delle migliaia di bottigliette, del consumo di petrolio per produrne la plastica, dello spreco di energie per far viaggiare l’acqua da una parte all’altra dell’Italia e dei disastri ambientali per deviare il corso dei fiumi da imbottigliare.
Il teso evidenzia con dati microbiologici quanto, in realtà, l’acqua del rubinetto sia più controllata e sicura di quella in bottiglia. E quanto ci faccia risparmiare.
Eppure, anche a Gioia il consumo di acqua in bottiglia è elevato. In questi giorni sono comparsi per le strade manifesti che comunicano che dal 27 ottobre saranno possibili riduzioni del flusso d’acqua a causa del deficit dei bacini e della siccità di quest’anno.
Il dott. Palmisano, responsabile dell’Area di gestione dell’AQP, conferma che: “l’emergenza è già scattata da due settimane e non si vede un miglioramento, anzi c’è un netto peggioramento. Il problema è che non piove”.
Quando, però, cercando un attimo di ragionare sull’intero ciclo dell’acqua dal consumo allo smaltimento, chiediamo al responsabile AQP, se è al corrente del fatto che le acque piovane di lavaggio stradale finiscano nel Comune di Gioia abusivamente nella falda (vedi pozzetti realizzati nei pressi dell’orto vicino alla ex statale 100 ed al Palestrone Comunale), contaminando quella che è, per il nostro territorio, una delle maggiori fonti di approvvigionamento idrico, ci risponde dicendo che la competenza sulle acque bianche è del Comune e non dell’Acquedotto. Eppure dopo segnalazioni alla Guardia di Finanza ed alla Procura, i pozzetti con perforazione di oltre 40 metri nel suolo, che convogliano acqua contaminata da metalli pesanti, scarichi di auto e rifiuti stradali direttamente nella falda acquifera dalla quale molti gioiesi attingono acqua potabile o per irrigazione, ancora sono in funzione. Ed all’Ufficio Tecnico ne sono ben consapevoli. Qualche mese fa, infatti, chiedemmo loro di chiarirci il perché il Comune contravvenisse alla legge (n°152/99) in maniera così palese e la risposta fu che “tale misura è necessaria visto che Gioia si trova in posizione più bassa rispetto agli altri comuni limitrofi e tende, quindi ad allagarsi ogni volta che piove”. Vero, il problema c’è. Però, non si può contaminare acqua potabile per risolverlo. Le strade si allagano, ma c’è da chiedersi come mai lungo i bordi stradali non vi sono le griglie che permettono il deflusso nelle tubazioni fognarie! Forse sarebbe una soluzione migliore rispetto a quella di buttare tutto in falda e mettere a rischio la salute della gente. Forse è quella più esosa. Ma l’emergenza idrica c’è anche perché spesso, come in questo caso, si fa un cattivo uso dell’acqua. Se poi si evitasse di cementificare tutto, di tagliare boschi e di costruire nuove strade completamente prive di alberi, forse Gioia si allagherebbe di meno ed avrebbe più acqua potabile.
Se poi tutti noi chiudessimo il rubinetto mentre ci laviamo i denti, consumassimo cibi di stagione preferendo frutta e verdura alla carne, bevessimo acqua dal rubinetto e facessimo docce brevi invece che lunghi bagni in vasca, le nostre riserve idriche non sarebbero così al collasso.
C’è da dire che il maggior spreco avviene in agricoltura a causa di sistemi d’irrigazione poco efficienti. Inoltre, dopo il recente scandalo dello smaltimento illegale del siero caseario, ci sarebbe un po’ da domandarsi quale sia la reale efficienza del depuratore presente sulla provinciale per Turi.
Per ora, un passo alla volta. Iniziamo, ad esempio, chiedendo in pizzeria o al ristorante dell’acqua in brocca riempita dal rubinetto invece della bottiglietta tanto inquinante. Con un pensiero al Darfur ed al resto del mondo, perché i problemi umanitari passano sempre per quelli ambientali.
Perché i problemi globali passano sempre per quelli locali.
Pubblicato su Controcorrente Gioia del 3/11/2008