Truccato lo studio sulla dieta vegetale

 Finanziatori i magnati della carne e indagine condotta su bambini denutriti

Niente da fare. I magnati della carne non riescono proprio a sopportare l’idea di vedere calate le vendite dell’oro alimentare. E provano con ogni artifizio a sviare le menti dei consumatori verso l’idea di una salutare dieta a base di carne. Questa volta nel grande bluff è cascato anche il Corriere della Sera, che in prima pagina ha pubblicato uno studio realizzato dalla ricercatrice Lindsay Allen (foto sotto), ex dell’Università della California, che dimostra i danni alla salute, alla capacità cognitiva ed all’intelligenza dei bambini provocati da una dieta a base di vegetali. L’imbarazzante falso scientifico creato dalla Allen ha assunto contorni eclatanti, considerata la grande risonanza che ha avuto tra i media. Il danno maggiore sta nel fatto che spesso il consumatore disattento che vive del “sentito dire” accoglie questo tipo di studi come se fossero un dettame divino e modifica o incentiva le proprie scorrette abitudini alimentari quotidiane in base a ciò che viene fatto passare per ricerca. In questo caso è un obbligo morale far luce sulla vicenda, prima che si diffonda un nuovo falso mito e che la scienza lasci posto al sondaggio falsato.

Innanzi tutto bisogna che i lettori sappiano che la ricerca effettuata è stata finanziata, promossa e supportata da importanti industrie della carne come la National Cattleman’s Beef Association (Associazione nazionale degli allevatori di manzo), il Global Livestock ed il Pond Dynamics and Aquaculture che certo, tengono a incentivare il consumo del loro prodotto. Quello che è ancora più vergognoso e che inculcherà nel lettore l’idea della totale presa in giro, è che lo studio è stato condotto su bambini di Egitto, Kenya e Messico e che quindi vessano dal canto loro, già in una non felice condizione alimentare. I 544 bambini divisi in 4 gruppi, sono stati alimentati con tre pasti supplementari al giorno per 21 mesi, di cui ognuno era fatto da Githeri (alimento locale di origine vegetale composto da mais, fave e verdure non specificate) con l’aggiunta per tre dei differenti gruppi, di carne (dal 10 al 20%), latte o olio. La ricerca tende a dimostrate che i bambini alimentati con Githeri più carne hanno un migliore sviluppo della massa muscolare ed un’intelligenza superiore agli altri 3 gruppi. Appare ovvio che bambini in stato di denutrizione o cattiva alimentazione che ricevono un aggiunta di carne ai loro pasti incostanti e squilibrati, assumono rapidamente ed contemporaneamente le proteine essenziali che l’organismo non sintetizza. Ma i benefici sono momentanei e tra l’altro, accertati inopportunamente. Uno dei metodi utilizzati per constatare le capacità intellettive e fisiche dei bambini era il videomonitoraggio scolastico per 30 minuti al giorno.

Ora, non bisogna essere insegnanti per sapere che in trenta minuti non si possono valutare le capacità psico-fisiche di un bambino, tanto meno le differenze tra uno che si alimenta con carne ed uno con vegetali. A prescindere dai discutibili metodi di valutazione, lo studio non dimostra che una dieta a base di carne aumenta a lungo termine la possibilità di insorgenza di tumori, di gotta e problemi epatici, arterioscelrosi, obesità, diabete e ipertensione. Non spiega che con una quantità pari ad un chilo di carne di manzo si alimentano all’incirca quattro persone al giorno in un paese del Terzo mondo e che con 20 chili di frumento o grano, valutabile ipoteticamente come il quantitativo medio giornaliero utile ad alimentare un chilo di mucca, si potrebbero sfamare ben 50 persone. Lo studio non cita neppure che una famiglia vegetariana risparmia ben 81 Euro al mese rispetto ad una che si alimenta con carne e pesce; non spiega che i pascoli destinati agli animali da macelleria riducono il suolo forestale autoctono diminuendo le materie prime utilizzabili delle popolazioni indigene e la biodiversità; non evidenzia che sarebbe ridotto l’utilizzo di fertilizzanti, impiegati all’80% per colture destinate agli animali e dell’acqua potabile utilizzata per irrigare, che potrebbe sostentare di gran lunga il fabbisogno idrico dei bambini nei paesi sottosviluppati. Acqua che è una delle cause dei maggiori decessi preadolescenziali tra africani e asiatici.

Ed è, inoltre, ben lungi dall’affermare che con i fondi stanziati per portare a termine questa ricerca in due anni, si sarebbero potuti alimentare in maniera equilibrata e con il giusto apporto di una variegata dose di alimenti, anche solo di origine vegetale (è impossibile pensare che il solo mais o le fave possano apportare un equilibrio alimentare di calcio, proteine, vitamine, ferro e Sali minerali, senza altri vegetali, ad organismi in via di sviluppo e quindi sarebbe bastato questo per giudicare l’indagine scorretta) i bambini “vittime” del campionamento. Se poi a questo si aggiunge che il 31% dei bambini monitorati era affetto da malaria e quindi notevolmente debilitato, che i pasti supplementari differenziati erano forniti solo nelle ore pomeridiane, escludendoli dalla colazione (ritenuta da molti nutrizionisti il pasto fondamentale della giornata), si completa il quadro di ciò che appare come un attacco alla libertà di informazione ed alla verità scientifica. Sono indagini false, corrotte e compromesse come queste che hanno permesso a fabbriche come la Mc Donald’s di costruire la propria fortuna sulle spalle e sulla salute dei consumatori.

Fonti: nutrition.org, FAO, Eurispes, Istat

Pubblicato su Controcorrente di Marzo/Aprile 2005