In questi giorni di acceso dibattito politico e sociale sul riconoscimento dei diritti alle coppie omosessuali (tra cui quello dell’adozione) mi è capitato di leggere, su vari organi di stampa e social networks, una serie di scritti che invitano l’uomo “a rispettare le leggi di natura”. Tale ordine naturale viene invocato per giustificare una posizione cattolica (ovvero falsamente morale in termini spinoziani) e conservatrice, che è, invece, del tutto scorretta da un punto di vista biologico e danneggia la libertà di moltissimi esseri umani, nonché lede gravemente “la reputazione della Natura”. Per capire quanto di immotivato sia riportato in questi articoli è necessario esser chiari su tre punti.
Il primo elemento da confutare è che in natura l’allevamento dei figli sia affidato obbligatoriamente a coppie maschio-femmina. In realtà questa è piuttosto l’eccezione: nella maggior parte dei casi, dopo lo svezzamento e, in alcune specie, persino dopo il parto la prole viene affidata alle cure della sola madre oppure del gruppo, che spesso è formato da sole femmine (comunità matriarcali).
Vi sono numerosissime specie (anche tra i primati – si pensi ai gruppi di gorilla e bonobo) la cui crescita dei figli (che è aspetto ben diverso dal mero allattamento) viene affidata piuttosto ai membri del gruppo familiare allargato che non alla “cattolica” coppia madre-padre. Anzi, il padre è spesso indifferente all’allevamento della sua prole diretta, ma nelle specie gregarie si preoccupa della protezione dell’intero gruppo. In molte specie (come in alcuni canidi e roditori), inoltre, i piccoli sufficientemente autonomi sono affidati interamente a una fase di “allevamento educativo” da parte dei maschi, che seguono e osservano fedelmente per apprendere le strategie di sopravvivenza;
Il secondo aspetto, frequentemente sostenuto dai puristi omofobici, è che l’omosessualità non sia naturale. Nulla di più falso! Non so quali fonti abbiano consultato coloro che la pensano così, ma è necessario informarli che il sesso omosessuale è ampiamente diffuso tra gli animali: lo praticano frequentemente i leoni, i delfini e altri cetacei, praticamente tutte le specie di canidi (a chi non è capitato di osservare anche il cane domestico avere effusioni con individui dello proprio sesso), molti pesci (il cui sesso addirittura cambia nel corso di una singola esistenza, come la mettiamo qui con i diritti?), la maggior parte degli invertebrati in cui l’ermafroditismo o l’inversione sessuale sono la regola e non l’eccezione, etc. Lo pratica, persino in maniera ludica (libidinosa si potrebbe dire), la specie che condivide con l’Homo sapiens sapiens (anche se sarebbe stato meglio definirlo stupidus stupidus alla luce dei fatti accaduti sino al XXI secolo) oltre il 98% del patrimonio genetico, che non è il solo competitivo scimpanzé, ma anche il lussurioso e pacifico bonobo (Pan paniscus) il quale usa lo scambio sessuale come moneta sociale, e tra i quali vi sono infiniti
casi documentati di rapporti omosessuali consenzienti, cercati, duraturi e/o promiscui. Il loro valore è, ovviamente, naturale, poiché mantenendo la coesione sociale e garantendo a tutti gli individui di espletare come meglio credono (e con chi meglio credono) la propria funzione fisiologica sessuale, garantiscono un maggior successo evolutivo alla specie stessa. Ben lungi è la comunità dei bonobo dall’evitare che due maschi o due femmine, che si dedicano a rapporti omosessuali, non allevino i cuccioli da loro stessi o da altri individui del gruppo concepiti. Sarebbe svantaggioso per la comunità (il nome scientifico della specie, infatti, non è Pan stupidus homophobicus).
Il terzo punto da chiarire è che vi sono innumerevoli casi di animali (scimmie, leoni, zebre,antilopi, cetacei, elefanti, formiche, api, etc.) la cui prole viene allevata da sorelle della madre o membri stretti del gruppo, che per ragioni di gerarchia riproduttiva o di impossibilità fisiologica non si riproducono, ma svolgono – allo stesso tempo – un ruolo fondamentale nel successo riproduttivo della specie. Questo tipo di “stepchild adoption” del tutto naturale è considerato uno dei massimi fattori del successo evolutivo delle specie gregarie.
Dunque, assurgere sciocchezze e falsità biologiche per giustificare unpunto di vista bigotto e catto-moralista tutto italiano (sebbene in altri paesi extraeuropei, spesso per ragioni più di chiusura mentale che religiose, si faccia lo stesso), che non ha niente di veritiero rispetto a ciò che accade nel mondo “naturale”, è una strategia puramente umana e non s’invochino “le sue leggi”, perché nessuna specie animale sociale sceglierebbe di far vivere i propri piccoli in parcheggi di prole senza genitori naturali (che noi chiamiamo orfanotrofi) o si opporrebbe all’adozione da parte di un individuo – etero o omosessuale che sia – di un cucciolo della propria specie partorito da un’altra madre, danneggiando così le proprie possibilità di propagazione del patrimonio genetico (direttamente o indirettamente).
Che l’uomo sia la specie più autolesionista sul pianeta è noto da tempo, che sia in grado di inventare “leggi di natura” razziali, di genere o di credo per giustificare le proprie irrazionali paure è tristemente risaputo, ma che tiri in ballo la Natura per giustificare la propria specifica stupidità e intolleranza… è inaccettabile!
Roberto Cazzolla Gatti, Ph.D.
Biologo ambientale ed evolutivo
Associate Professor at Tomsk State University, Russia
Ciao Roberto, sono Gianni Tadolini. Complimenti per il tuo articolo che spero tolga la parola di bocca al bigottismo dei vari Family Day … e lo dico da credente. Cercherò di diffonderlo quanto più è possibile, soprattutto negli ambienti cattolici. Se a Pasqua scendi a Gioia del Colle fammelo sapere.