Un nuovo studio su scala nazionale e 10 anni di dati mostra che, nonostante uno stile di vita sano, l’inquinamento è il fattore principale associato alla mortalità per tumore tra gli italiani
I tumori sono oggi la seconda causa di morte al mondo dopo le malattie cardiovascolari. Negli ultimi decenni di ricerca sul cancro, lo stile di vita (come obesità, abitudini sedentarie, scorretta alimentazione, alcolismo e fumo) e fattori casuali o genetici sono stati individuati come cause principali nello sviluppo dei tumori. Tuttavia, aumenta sempre più la consapevolezza che l’inquinamento ambientale debba essere considerato uno dei principali fattori in grado di indurre la proliferazione tumorale. Nonostante molteplici studi ed evidenze scientifiche preliminari, governi e istituzioni non hanno avviato programmi mirati a comprendere meglio i fattori ambientali del cancro. In nuovo studio, pubblicato in contemporanea, per la parte analitica, sull’autorevole rivista Science of the Total Environment (https://doi.org/10.1016/j.scitotenv.2022.158439) e, per la parte riguardante l’intero dataset decennale (user friendly e accessibile gratuitamente da qualunque cittadino o istituzione italiana e non), sulla prestigiosa rivista del gruppo Nature, Scientific Data (https://doi.org/10.1038/s41597-022-01729-0), con un livello di dettagliato senza precedenti, un team di scienziati delle Università di Bologna e di Bari e del CNR hanno analizzato i legami tra mortalità per cancro, fattori socio-economici e fonti di inquinamento ambientale in Italia, a scala regionale e provinciale, utilizzando innovativi e sofisticati metodi di intelligenza artificiale. Contrariamente a quanto si credesse, i ricercatori hanno scoperto che la mortalità per cancro tra i cittadini italiani non ha una distribuzione né casuale né spazialmente ben definita, ma supera la media nazionale soprattutto quando l’inquinamento ambientale è più elevato in determinate aree del Paese, nonostante le abitudini di vita più sane. L’analisi di ben 35 fonti ambientali di inquinamento (come industrie, pesticidi, inceneritori, traffico automobilistico, etc.) ha mostrato che la qualità dell’aria è al primo posto per importanza per quanto riguarda l’associazione col tasso medio di mortalità per cancro, seguita dai siti da bonificare, dalla presenza di aree urbane e dalla densità dei veicoli a motore. Inoltre, altre specifiche fonti ambientali di inquinamento si sono rivelate significative per la mortalità di alcuni specifici tipi di cancro.

Alla luce di questi risultati allarmanti, il prof. Roberto Cazzolla Gatti del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna e primo autore dello studio ha dichiarato: “In un’ottica di salute planetaria detta One Health, in cui è ormai chiaro che la qualità della vita della nostra specie dipende strettamente da quella della Terra, è necessario dare priorità, non solo alla ricerca di una cura per il cancro, ma soprattutto alla riduzione e prevenzione della contaminazione ambientale come azioni imprescindibili da mettere in atto nella difficile lotta contro l’insorgenza dei tumori, che è una pandemia ben più nascosta, ma a più alta mortalità. Solo se sapremo curare il nostra pianeta, potremo evitare di ammalarci”.
In Italia si contano, ogni anno, circa 400.000 nuovi casi di tumori maligni con una media annuale di decessi per tumore, secondo i Registri Oncologici Italiani, di circa 3 morti ogni 1.000 persone. Sino ad oggi, dati di lungo termine (che coprano almeno un decennio) e spazialmente dettagliati (fino alla scala comunale) non sono stati né facilmente accessibili né completamente disponibili per la consultazione pubblica da parte di cittadini, scienziati, gruppi di ricerca e associazioni.
Per questa ragione, i ricercatori hanno deciso di pubblicare, con accesso libero (da questo link https://doi.org/10.5061/dryad.ns1rn8pvg), anche la banca dati decennale (2009-2018) sui tassi di mortalità per cancro, da loro realizzata avvalendosi dei registri ISTAT e utilizzata per questo nuovo studio, che riguarda 23 macro-categorie tumorali in Italia su scala comunale, provinciale e regionale e che copre l’intera nazione. “Il nostro obiettivo – scrivono gli autori – era rendere facilmente accessibile una fonte di dati completa, pronto all’uso e apertamente accessibile sullo stato più aggiornato della mortalità per cancro in Italia per enti interessati e amministratori locali e nazionali e fornire ai ricercatori dati pronti all’uso per realizzare ulteriori studi.

Questo importante studio, è stato in grado, innanzitutto su scala nazionale e regionale, di mostrare la rilevanza dell’ambiente rispetto ad altri fattori socio-economici e allo stile di vita, e in secondo luogo, di determinare, su scala provinciale più fine, quali potenziali fonti di inquinamento potrebbero causare un eccesso di mortalità per cancro rispetto alla media nazionale e, infine, di fornire un focus sui fattori ambientali che sono per lo più associati a specifici tipi di cancro.
Inoltre, la ricerca appena pubblicata fornirsce un maggiore supporto all’idea che i fattori casuali (spesso semplicisticamente associati alla fortuna o alla sfortuna) non siano i principali elementi scatenanti dei tumori, contrariamente a quanto suggerito finora. Infatti, sono emersi due importanti risultati: il primo è che le regioni italiane con un tasso di mortalità per cancro relativamente alto sono caratterizzate da un grado di inquinamento relativamente elevato, nonostante registrino una frequenza relativamente bassa di fattori generalmente associati al rischio di cancro (come sovrappeso e fumo, basso reddito, alto consumo di carne e basso consumo di frutta/verdura); il secondo è che, a scala provinciale, i tumori maligni e benigni, in generale, e 16 su 23 tipi specifiche tipologie di cancro hanno mostrato un’associazione spaziale significativa con alcune fonti di inquinamento (che spiega più della metà dell’associazione tra ambiente e i tumori), confermando che, nella maggior parte dei casi, l’esposizione a un ambiente contaminato incide notevolemente sulla mortalità per cancro in Italia.

“Abbiamo trovato buoni, anche se preliminari, evidenze – scrivono gli autori – che un migliore stile di vita e una maggiore attenzione alle problematiche socio-economiche e sanitarie possono ridurre solo in parte il rischio di morire di cancro nell’intera popolazione se la qualità dell’ambiente viene sottovalutata. Infatti, il bilancio delle vittime per tumori che seguono uno stile di vita sano può essere anche superiore a quello dei cittadini che non si preoccupano molto della propria salute, ma vivono in luoghi meno inquinati. Questo, a sua volta, potrebbe spiegare il motivo per cui abbiamo osservato che le persone che vivono nelle regioni del Nord Italia (in particolare quelle situate nella Pianura Padana fortemente industrializzata), esposte a livelli di inquinamento ambientale molto elevati, mostrano un eccesso di mortalità per cancro significativo rispetto a chi vive nelle regioni meridionali (ad eccezione di alcune località anch’esse molto inquinate, come la Terra dei Fuochi in Campania), anche se godono di una migliore salute (fumano meno e sono meno in sovrappeso), hanno reddito più elevato, maggiore consumo di alimenti di origine vegetale rispetto a quelli di origine animale e una più facile accessibilità all’assistenza sanitaria.
“Avevamo già dimostrato con le nostre precedenti ricerche sul tema del One Health che il Covid ha mietuto molte più vittime nelle zone d’Italia in cui i cittadini sono stati più esposti all’inquinamento atmosferico negli ultimi anni – ha sottolineato il prof. Cazzolla Gatti. Ora abbiamo ulteriori risultati che ci permettono di affermare con forza che, per quanto si segua uno stile di vita sano, se si vive in aree altamente inquinate il rischio per mortalità da tumore sale significativamente. Non possiamo più far finta di ignorare queste recenti scoperte sulle relazioni tra distruzione dell’ambiente e benessere della nostra specie”.
Ovviamente – precisano gli autori nelle conclusioni – “il nostro studio non contesta il fatto che uno stile di vita più sano aiuta a ridurre il rischio di ammalarsi di cancro e non mette in discussione gli sforzi per comprendere le basi genetiche dei tumori”. Ma chiosano: “I geni che ereditiamo e lo stile di vita che decidiamo o siamo costretti ad adottare possono essere la porta di una stazione verso la malattia o il benessere, ma la qualità dell’ambiente in cui viviamo è il treno dove trascorreremo la vita. Se la carrozza è inquinata, i nostri sforzi per un viaggio confortevole potrebbero essere, comunque, vani”.
«Vorrei dedicare questo lungo e impegnativo studio — conclude Cazzolla Gatti — a mia cugina Nunzia, strappata recentemente alla vita da un tumore, nel fiore della sua giovinezza, e a tutti coloro che direttamente e indirettamente hanno avuto a che fare col cancro affinché le conoscenze scientifiche delle cause ambientali, sempre più conclamate, e non solo delle possibili cure, portino la nostra società ad un’attenta riflessione e gli amministratori locali, regionali e nazionali a rivedere le priorità in un Paese che dovrebbe mettere al primo posto la salute dell’ambiente e dei suoi cittadini, senza cedere al ricatto economico e del lavoro, che riempie più il corpo (di mortali veleni) che le tasche (di temporaneri guadagi)».
Articoli originali:
Cazzolla Gatti, R., Di Paola, A., Monaco, A., Velichevskaya, A., Amoroso, N., Bellotti, R. (2022). The spatial association between environmental pollution and long-term cancer mortality in Italy. Science of the Total Environment, https://doi.org/10.1016/j.scitotenv.2022.158439.
Cazzolla Gatti, R., Di Paola, A., Monaco, A., Velichevskaya, A., Amoroso, N., Bellotti, R. (2022). A ten-year (2009-2018) database of cancer mortality rates in Italy. Scientific Data, https://doi.org/10.1038/s41597-022-01729-0.