Reportage della spedizione nel cuore selvaggio del Gabon su BioEcoGeo

A piedi, per un mese, attraverso un ecosistema tropicale misterioso e sconosciuto

BioEcoGeo aprile-maggio 2015

TESTI Roberto Cazzolla Gatti

FOTO Teresa Esposito

BioEcoGeo Gabon

Da bambino sono sempre stato affascinato dai luoghi inesplorati. Mi sembrava incredibile che alla soglia del XXI secolo ci fossero ancora posti sul nostro pianeta mai visitati dall’uomo perché troppo lontani, troppo difficili, troppo estremi o semplicemente ignorati. Ovviamente, ero consapevole, sulla scorta dell’errore di presunzione commesso dai vari Cortes, Pizarro, Colombo, etc., che quelli considerati in Occidente territori sconosciuti, lo erano principalmente per l’uomo bianco, poiché le popolazioni indigene da tempo abitavano quei posti remoti.

C’è, però, qualcosa di magico e di misterioso, qualcosa di affascinante ed eccitante nel poter scoprire posti che almeno la tua fetta di civiltà ignora. È ciò che, da sempre, ha mosso gli intenti degli esploratori da Diaz a da Gama, da Cook a Livingston, sino alle imprese recenti di Flannery e Fay.

L’esplorazione, sebbene stimolata principalmente dall’entusiasmo del viaggio di scoperta, ha sempre portato con sé molto più di una difficile passeggiata in terre lontane. Durante queste avventure specie sconosciute, paesaggi inimmaginabili, risorse inestimabili e popolazioni autoctone sono stati scoperti, descritti e spesso, purtroppo, anche distrutti.

BioEcoGeo Gabon 2Quello che ritenevo già impossibile negli anni 70-80, mi è parso ancor più assurdo dopo trent’anni di progresso tecnologico e di imprese ai limiti del possibile. Eppure, quando durante uno dei miei recenti viaggi in Africa (dove ho trascorso buona parte degli ultimi cinque anni completamente immerso nello studio della rigogliosa bellezza delle foreste tropicali del continente), mi sono imbattuto nello spartano, ma confortevole campo-base della piccola Fondazione Italo-Gabonese per l’Ecoturismo (FIGET) e lì ho conosciuto il prof. Gustavo Gandini dell’Università di Milano, che la presiede e ne coordina le attività, ho subito capito che dopo secoli di avventure l’esplorazione non era ancora finita…

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[L’ultima parte di un mondo inesplorato – scarica il PDF]