Gli abusi militari sulla testa di gioiesi e italiani
Ascoli, 19 agosto 2014. La canicola estiva viene squarciata da un tuono. Ma non è un temporale. Improvvisamente una serie di incendi divampano distruggendo centinaia di ettari di vegetazione. Un danno ecologico immenso. Incendio doloso per il quale nessuno sarà punito. Eppure una volta tanto si sa chi è il colpevole.
C’è ben altro da pensare. Muoiono quattro persone. Tutti i piloti a bordo dei due Tornato, aerei militari con ali a geometria variabile impiegati a partire dagli anni ottanta dalla RAF e dall’aeronautica araba durante la Guerra del Golfo, restano vittime dell’incidente.
Questi caccia multiruolo non sono stati, però, utilizzati solo dalle aeronautiche estere. L’Italia ha fatto la sua parte e il palcoscenico d’elezione è stato Gioia del Colle (BA). I Tornado italiani presero parte alla guerra del Golfo nel 1991 con l’operazione Locusta. Otto di questi velivoli hanno decollato dall’aeroporto militare di Gioia del Colle verso Al Dhafra, negli Emirati Arabi Uniti, come contributo italiano alla coalizione. Gli stessi Tornado IDS sono stati utilizzati poi durante la guerra del Kosovo nel 1999, per i bombardamenti e la soppressione dei radar e delle difese antiaeree jugoslave.
Non c’è stata pace nemmeno quest’estate del 2014. L’incidente nel marchigiano ha scosso per qualche giorno le coscienze dei cittadini sul pericolo che vola proprio sopra i giardini di ville e città. È durato poco però. L’apprensione, come sempre, ha lasciato il passo al calciomercato, alla tintarella e al concerto sulla spiaggia.
Sono morti quattro militari, quattro persone, e questo ovviamente addolora. Sono andati a fuoco immensi boschi, si è disperso un quantitativo enorme di carburante e si sono diffusi nell’aria contaminanti pericolosi per la salute a causa delle combustioni ad alte temperature. Ma erano coinvolti mezzi militari e nessuno ha voluto approfondire più di tanto le responsabilità. Cordoglio per le vittime, questo è quanto.
Pochi giorni dopo, e per molti giorni ancora, in questa turbolenta estate, i cicloni meteorologici, o meglio i tornado, han preso le fattezze di spaventosi uccelli della morte e non hanno smesso di far notare la loro presenza. Il 29 agosto, intorno alle 11:30, tre velivoli Eurofighter (quelli che dal 2005 hanno sostituito i Tornado del 36° Stormo dell’Aeronautica Militare) partiti dalla base di Gioia del Colle, nell’ambito della attività di addestramento, hanno effettuato un passaggio supersonico, cioè hanno infranto il muro del suono, per cinque minuti. Il boati si sono uditi da tutta la costa di Taranto allarmando gli ignari bagnanti, molti turisti provenienti da altre regioni, che si sarebbero aspettati di trovare l’ennesima medusa in acque riscaldate e inquinate dagli impianti industriali tarantini o, al massimo, una tracina appostata sotto la sabbia con la sua spina pettorale irta, ma mai che il pericolo potesse provenire dal cielo. Mai che coloro che si ergono a difensori della pace nazionale potessero minacciare la quiete e la sicurezza dei propri stessi cittadini.
E sì, perché se un boato provoca panico, inquinamento acustico e irrita il sistema nervoso dei già suscettibili lavoratori concentrati nelle ferie di una calda e affollata settimana di agosto, un aereo militare che ti precipita mentre passeggi in campagna o poti le rose nel giardino crea ben altro disturbo. A meno che non sia precisato in qualche articolo nascosto della costituzione che l’Italia ripudia la guerra, quando non ci sono interessi economici in ballo, ma gioca a farla a casa sua e i bersagli sono gli italiani.
È una questione di sicurezza, diranno gli addetti ai lavori. Ah, sì? E un aereo che rischia di schiantarsi sulla mia casa come dovrebbe tranquillizzarmi? È una questione di difesa, argomenterebbero nelle caserme. Ah, è vero? E come dovremmo difenderci dai tremendi rumori, dai gas di scarico tossici e dalle radiazioni dei potenti radar che ci piovono sulla testa durante tutto l’anno?
Questa è stata un’estate di fuoco. Non solo per l’incendio scatenatosi sui monti del piceno. Decine di voli di addestramento hanno devastato i timpani, e si scoprirà (ne sono certo) i polmoni, degli abitanti della città di Gioia del Colle. Un Comune che vive in simbiosi con un aeroporto militare costruito a meno di 500 metri dall’ospedale pubblico (per altro ormai inesistente, nonostante il serio pericolo di attacco o incidente aereo che corrono i gioiesi).
Un aeroporto che ha le piste puntate verso le case, da cui partono voli di addestramento che superano i decibel consentiti in qualunque discoteca romagnola, che spargono nuvole nere di gas di scarico intrisi di diossina sulle teste della gente. E a Gioia? Muti. Per dirla alla Luzi. I cittadini, i più almeno, sembrano essersi assuefatti ai suoni e agli odori. Ma la vista gli è rimasta. E come ignorare allora quei mostri che solcano il cielo a poche decine di metri dalle abitazioni? Come non vedere quel vergognoso monumento alla “gloria militare” che campeggia proprio tra l’aeroporto e l’ospedale, tra quella no mans land che separa il civile dal soldato, all’ingresso del paese? Perché la stupidità della guerra, lo scarso vanto di avere un pericoloso aeroporto a pochi passi dovrebbe accogliere il forestiero? Perché non una fiaschetta di vino primitivo o una mozzarella quale effige di tipicità? Cosa c’è di tipico nelle bombe, nelle mimetiche, negli Eurofighter? C’è di caratteristico il senso della storia umana. Un lungo susseguirsi di guerre, conquiste e dominazioni spacciate al popolo come esplorazioni, diritto alla difesa e missioni di pace.
Una pace costosa. Migliaia di euro per un singolo volo di addestramento. Milioni di euro per una flotta di aerei mal costruiti e inutili che l’Italia scambia come figurine per far piacere ai capi di stato ricchi di petrolio e risorse naturali. Certo, dopo il pericolo dei Tornado e degli Eurofighter, un manipolo di F-35 che fa acrobazie sulle nostre teste non guasterebbe. Inoltre, aumenterebbe il Pil nazionale, per quanto lordo, di lerciume, questo sia.
E se occhi, orecchie e nasi non ne hanno avuto abbastanza dei soprusi di un corpo militare che nessuno monitora (basti pensare che a Gioia del Colle non sono mai state installate centraline di rilevamento smog e rumore, forse per non monitorare strumentalmente ciò che ogni cittadino sa da tempo), un ulteriore vergognoso scandalo caratterizza la base gioiese.
Sembra, infatti, che con ordinanza del Sindaco e dopo i tre gradi di giudizio dei tribunali, a un privato cittadino custode di alcuni pini secolari nel proprio giardino di casa sulla Via Vecchia per Matera sia stato ingiunto di abbattere gli alberi centenari rei di intralciare il volo degli aerei militari in partenza dalla pista gioiese. Ora in molti si chiederanno come possano degli alberi, seppur enormi, dell’altezza di 15-20 metri intralciare il volo di aerei militari che per la sicurezza di chi non gioca a fare la guerra e resta a terra dovrebbero volare a centinaia e non a poche decine di metri dal suolo.
Ebbene, si narra che tale misura d’abbattimento risulti necessaria all’Aeronautica Militare di Gioia del Colle per ottenere un marchio di qualità, un analogo della quinta stella alberghiera, dalla NATO di cui l’Italia è partner strategico e che la presenza di “oggetti intralcianti o potenzialmente pericolosi nel cono di volo” non permette di ricevere. Sarà necessario abbattere gli alberi per garantire il lustro al 36° Stormo? Il proprietario e molti cittadini sono già, è proprio il caso di dirlo, sul piede di guerra. Com’è possibile che debbano essere sacrificati degli alberi secolari piantati su un suolo privato perché potenzialmente pericolosi e non si valuti quanto possa, quindi, essere rischioso il passaggio radente di quegli aerei a pochi metri d’altezza sulle abitazioni? Com’è possibile che il Sindaco di un Comune che dovrebbe in primis tutelare la sicurezza dei propri cittadini la ignori e ordini di abbattere dei secolari testimoni del tempo per garantire libertà di volo ai devastatori del cielo? Come voler uccidere i propri nonni perché nella loro stanza si vuol costruire una moderna taverna.
Sarebbe il momento di iniziare una grande protesta civile contro i soprusi delle forze militari che hanno la presunzione persino di poter decidere dove gli alberi vadano piantati o possano crescere. All’ingresso di Gioia del Colle, come di tutte le altre città militarizzare, dovrebbe campeggiare non un aereo militare, ma un grande striscione con scritto ciò che diceva il già citato poeta italiano Mario Luzi: “[…] a gara derubano della loro persona gli incolpevoli, a gara li umiliano e li vendono o all’alba si ritrovano il loro sangue sotto le unghie – e voi che alzate gli occhi su di loro e subito li chiudete bene e forte col sigillo delle dita timorosi di conoscerli, spaventati di ravvisarvi, non è questo, lo so, che volete sentirvi dire eppure non c’è nulla a cui più appassionatamente pensi – parla alto, parla distintamente sotto la grande cupola di sordità la mia ben poca anima ancora viva tra le sue rovine. E voi? Muti”.
Roberto Cazzolla Gatti
Pubblicato su PrimaveraGioia n.20/2014