Una preghiera donata dai selvaggi alla civiltà

“Grande Madre generatrice del Tutto in te vi è la ragione e il motivo della Vita. 
Custode della bellezza e della magnificenza, ogni creatura trova in te rifugio e protezione.
Ogni anima è unita alle altre e tutte ti appartengono. 
I tuoi frutti sono fonte di benessere per le nostre membra e la tua acqua alimenta gli alberi che accolgono le scimmie, gli uccelli e gli altri animali.
In loro, negli enormi pilastri del cielo, vi è l’anima dei nostri totem e
noi li veneriamo perché sono di te la più straordinaria manifestazione.
Il tuo sangue scorre nei fiumi che solcano il suolo e i tuoi polmoni sono foglie che non smettono di respirare. 
Il tuo cuore batte grazie agli animali che ne scandiscono il ritmo e il tuo corpo è composto da ognuno di questi elementi. 
In te vi è la pace. 
In te io trovo l’armonia e tra le creature che condividono quest’aria, quest’acqua e questa terra con la mia famiglia non vi è un solo essere che in malafede muove i passi sul tuo corpo. 
Sono per noi i fratelli gorilla, i compagni elefanti e gli amici tucani. Anche il serpente mostra rispetto. 
Mai una vita fluisce nel nulla. 
Ogni sospiro prosegue in te, da una forma all’altra, e in te ha il senso di appartenenza. 
Non vi è sasso che rotoli, rana che gracidi o coleottero che voli per arrecarti danno, perché loro sono te. 
Perché, per esser te, ognuno ha bisogno dell’altro. 
Non la mia esistenza, non quella del formichiere o del lombrico, dell’orchidea o del grande fico hanno senso lontane da te. 
Possa tu accogliere questa nuova vita in procinto di manifestarsi e darle la quiete che hai donato a me.
Possa mostrarle la grazia dell’armonia e l’infinita bellezza che sono in te e, così facendo, insegnargli ad amare la sua madre e ogni elemento che la compone. 
Possa la tua infinita benevolenza arrestare la forza oscura e distruttrice che sta devastando la valle oltre la collina e permettere a quel tuo figlio impazzito di ritornare a comprendere l’origine del Tutto.
Possa dare al mio bambino la libertà di esistere e tenerlo lontano da ogni visione di fine, che non è la morte, in te sempre parte della
vita, ma è il filo della tua immensa trama che si rompe. 
E spezzandosi, uno dopo l’altro, i fili lasciano che tutto ciò che è connesso nella tua estrema unione, si disperda nel nulla e generi il nulla. 
Dona la forza alla nuova anima di amarti come noi ti amiamo e la speranza che quel lontano terrore rientri a far parte della tua essenza. Ritorni parte dell’antico legame”. 

Preghiera rivolta da Mathaar alla Grande Madre, in attesa della nascita di suo figlio.

Tratta da “Il paradosso della civiltà” di Roberto Cazzolla Gatti, Adda Editore, 2013