La biodiversità degli ecosistemi d’acqua dolce mondiali è a rischio

Oltre 10.000 specie di pesci vivono in acqua dolce: circa il 40% della diversità ittica globale e un quarto delle specie di vertebrati del mondo. Inoltre, numerose specie di anfibi, rettili acquatici (coccodrilli, tartarughe, etc.) e mammiferi (lontre, delfini di fiume, ornitorinchi, etc.) vivono in habitat d’acqua dolce. Un terzo di tutti i vertebrati.


4432735_05d8c9feEppure l’acqua dolce rappresenta solo lo 0,01% di tutta l’acqua presente al mondo e ricopre circa il 0,8% della superficie terrestre, ma questa piccola frazione dell’acqua globale supporta almeno 100.000 specie, pari a quasi il 6% di tutte le specie descritte. La biodiversità delle acque dolci e delle acque interne è una preziosa risorsa naturale in termini economici, culturali, estetici, scientifici e didattici. La sua conservazione e gestione è critica, ma questa diversità biologica sta vivendo un declino di gran lunga superiore a quello degli ecosistemi terrestri più colpiti. Se l’aumento della domanda umana per l’acqua non diminuiranno e la perdita di specie continuerà ai ritmi attuali, la possibilità di preservare gran parte della biodiversità rimanente in acqua dolce sarà molto basso.

È quanto emerge da una recente review dei lavori scientifici pubblicata sulla rivista International Journal of Environmental Studies (Cazzolla Gatti R., Freshwater biodiversity: a review of local and global threats, IJES, Aug 2016, http://dx.doi.org/10.1080/00207233.2016.1204133).

Secondo questo studio e la letteratura scientifica presa in considerazione, gli ecosistemi di acqua dolce sono sempre più influenzati da molteplici fattori di stress che portano a una perdita di specie sensibili e una riduzione complessiva della diversità.

Le minacce alla biodiversità d’acqua dolce globale possono essere raggruppate in sette categorie interdipendenti: sfruttamento eccessivo; inquinamento; alterazione dei flussi; distruzione e degrado degli habitat; invasione di specie esotiche; e modifiche dovute all’energia idroelettrica.

I cambiamenti climatici, che si verificano su scala globale, insieme alla imagesdeposizione di azoto, si sovrappongono alle minacce portate dalle categorie sopramenzionate.

Lo sfruttamento eccessivo colpisce soprattutto vertebrati, per lo più pesci, rettili e anfibi, mentre altri impatti hanno conseguenze per tutta la biodiversità di acqua dolce dai microbi alla megafauna.

I problemi di inquinamento sono globali e anche se alcuni paesi industrializzati hanno compiuto notevoli progressi nel ridurre l’inquinamento delle acque da fonti puntuali domestiche e industriali, le minacce provenienti da un eccessivo arricchimento di nutrienti e di altre sostanze chimiche, come gli interferenti endocrini, sono in crescita.

Le variazioni di flusso sono diffusi nelle acque correnti. Questi, di differente gravità e tipologia, tendono a essere più significativi in regioni con regimi di flusso altamente variabili. Questo perché gli esseri umani in questi luoghi del pianeta hanno la maggiore necessità di protezione contro le inondazioni o la conservazione dell’acqua. Il fatto che le dighe esistenti conservano circa 10.000 km3 di acqua, cinque volte l’equivalente del volume di tutti i fiumi del mondo, illustra il livello globale di alterazione umana dei fiumi. L’arginamento delle acque per mezzo di dighe nell’emisfero settentrionale è ormai così grande che ha provocato cambiamenti geodinamici misurabili in rotazione e campo gravitazionale terrestre. Anche alcuni dei più grandi fiumi del mondo sono parzialmente a secco a causa dell’estrazione dell’acqua su larga scala. Le variazioni di flusso sono aggravate dal cambiamento climatico a causa della maggiore frequenza di inondazioni e siccità.

Allo stesso tempo, la perdita di specie può influenzare la qualità dell’acqua. La particolare vulnerabilità della biodiversità d’acqua dolce riflette anche il fatto che essa è una risorsa che può essere estratta, deviata, contenuta o contaminata in modo tale da compromettere il suo valore come habitat per gli organismi.

Il cambiamento climatico sta già colpendo la capacità degli ecosistemi di regolare i flussi d’acqua. La perdita delle zone umide a causa di un eccesso di estrazione di acque sotterranee, di drenaggio per uso umano, ridotto deflusso, e l’aumento del livello del mare, riduce la biodiversità e impatta negativamente i servizi di regolazione delle zone umide, come la depurazione delle acque e la mitigazione.

Lo studio pubblicato sull’IJES rileva che la biodiversità può svolgere un ruolo nelle strategie di adattamento per la siccità e le inondazioni attraverso la gestione dei bacini fluviali, delle zone umide, delle foreste e dei sistemi agricoli. Il mantenimento o il ripristino delle foreste e delle zone umide è in grado di ridurre il deflusso in tempi di inondazioni e anche di aumentare la ritenzione idrica dei suoli durante le siccità. Piantare alberi sui terreni in pendenza, i mini-terrazzamenti per la conservazione del suolo e dell’umidità, e una migliore gestione del pascolo si sono rivelati strategie utili, insieme alla costruzione di infrastrutture su piccola scala per la gestione dell’acqua.

Roberto Cazzolla Gatti

Biologo ambientale ed evolutivo

Associate professor presso la TSU, Russia

Pubblicato su Villaggio Globale n° 75, Settembre 2016